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Storia "breve" delle boilie

Il secondo capitolo del mio libro The Bait Guru (clicca qui per il link al libro) è completamente dedicato alla storia della boilie, con cenni storici ben precisi e addirittura l'intervento scritto di Fred Wilton, universalmente riconosciuto come inventore di questa spettacolare esca!

Ho sempre tenuto molto alla conoscenza dei passaggi che ci hanno portato al carpfishing moderno e per questo motivo mi sono molto documentato, spendendo una fortuna in ricerca e libri "vintage" degli autori più famosi.

In questo articolo del blog vorrei provare a fare un sunto molto contratto, ma intuitivo e preciso, che permetta anche a chi non è particolarmente interessato, di portare a casa qualche informazione in più sulle palline a cui affida la realizzazione del sogno di una strepitosa cattura.

Ho deciso quindi di creare un percorso a tappe che si muove di decade in decade, a partire dagli anni '60, fino ad arrivare al nuovo millennio, soglia che io definisco come il punto di partenza del nuovo Carpfishing, una tecnica di pesca in costante e attuale evoluzione.

Iniziamo quindi il nostro percorso partendo dalle origini:

 

1960: inizio di una nuova era...

 

Negli anni '60, in Inghilterra, si accese un rinnovato interesse per la pesca alle carpe in una nazione dedita già dal dopo guerra alla pesca "ricreativa" a mosca, soprattutto impostata sulla ricerca dei grossi Salmoni (da cui sarebbero derivate tutte le attrezzature iniziali della nuova tecnica, a cominciare dagli ami).

Grazie ad alcune catture eccezionali avvenute ad inizio anni '50 (la più famosa fu Clarissa, catturata a Redmire pool da Richard Walker, un famoso pescatore e giornalista) ed alla nascita delle riserve di pesca gestite da club specializzati, catturare grosse carpe divenne motivo di orgoglio personale e fama pubblica per molti brillanti pescatori. Di conseguenza si iniziò a sperimentare e inventare accessori, esche e attrezzature sempre più specialistiche.

Le esche più utilizzate di questa decade furono i pezzi di carne in scatola (per la epsca a fondo) ed il pane (per la pesca a galla).

 

1970: nasce la boilie...

 

Verso la fine degli anni '60 un gruppo di 4 amici che pescavano nelle fisheries del Kent rivoluzionarono il concetto delle esche da carpa, utilizzando delle speciali pastelle cotte molto nutrienti (realizzate con estratto di lievito, proteine del latte e farine di cereali).

A capo di questa "banda" c'era un certo Fred Wilton, operaio portuale, sconosciuto alle cronache più blasonate della pesca.

Questo brillante pescatore intuì che si potevano catturare più carpe se le esche erano interessanti da un punto di vista nutritivo, ed aveva pure realizzato un metodo di produzione delle sue palline di pastura "a cotto"( da cui il nome boilie, ovvero "bollite"), impastate con l'uovo,bollendo per 1 minuto l'impasto al fine di creare una coagulazione ed una crosta superficiale che lo rendesse resistente al disturbo del pesce piccolo.

Ricordiamo che l'amo veniva inserito all'interno della palla che misurava circa 25-30 mm. di diametro.

La compagnia dei quattro pescatori sbaragliò in una sola stagione i risultati nella fisheries, portando a guadino un numero quadruplo di pesci rispetto al totale di tutte le carpe catturate dagli altri iscritti al club!

Per questo motivo le loro azioni non passarono inosservate e iniziarono ad essere pesantemente spiati e bersaglio di critiche ed accuse più o meno velate.

Verso la fine degli anni '60 un membro del gruppo rivelò parzialmente il segreto di queste ricette; la cosa fece infuriare Fred che presentò al pubblico nel 1972 l'intera sua teoria dell'esca, pubblicandola sul libro più prestigioso dell'epoca (The Third British carp study group book) rivendicandone la paternità per poi sparire per sempre dalla scena pubblica della pesca sportiva, schifato dalle infamanti accuse mosse alla sua teoria dai famosi autori dell'epoca che ne uscivano ridicolizzati in termini di catture e prestigio.

Per il resto degli anni '70 la teoria si diffuse capillarmente e venne divulgata, modificata e adattata, a molteplici acque da pescatori influenti fra cui brilla, per luminosità e prolificità, il nome di Rod Hutchinson che fu da subito affascinato dalle teorie di Wilton.

 

1980: nasce il carpfishing come lo conosciamo...

 

Questa brillante decade, decisiva per le sorti del nostro movimento, partì con il botto in quanto, verso la fine degli anni '70, venne inventato l'hair rig, la vera rivoluzione che portò alla moderna tecnica di pesca che tutti noi conosciamo.

Nato dalla brillante intuizione di Len Middleton e spinto alla ribalta ad inizio anni '80 da Kevin Maddocks, brillante pescatore e articolista, cambiò il modo di innescare la boilie che ormai si era evoluta in forme e ricette molto simili a quelle che usiamo ancora oggi.

Il 16 giugno 1980 Chris Yates, altro grande nome del carpfishing, polverizzò il vecchio record inglese di Walker catturando, sempre nelle acque di Redmire Pool, "The Bishop" , probabilmente la più famosa carpa d'Inghilterra allo scandaloso peso di 51 libbre (23,1 kg.), concorrendo a far decollare questa nuova disciplina ormai matura per evolvere ed uscire dai confini dell'isola.

Sempre in questa fondamentale decade, avvenne un'altra intuizione che sembra contrastare con le teorie HNV di Wilton ma che a mio avviso le conferma, rinforza e rielabora: due brillanti pescatori alla ribalta, Clive Diedrich e Malcom Winkworth,  capirono che le carpe possono venire ingannate, elaborando delle esche che contengano sostanze apparentemente associabili al cibo naturale, ma in sostanza composte solo di farine di cereali e poco più.

Si accorsero dunque che il sistema chimico e sensoriale del pesce riconosce amminoacidi, zuccheri e grassi inseriti artificialmente nell'esca povera, spingendolo a nutrirsene.

grazie a questa intuizione, i due amici aprirono Richworth streamselect, la prima azienda al mondo per produrre boilie ready made, pronte all'uso, vendute direttamente nei negozi specializzati di pesca.

Queste palline erano realizzate con il mix 50/50 Gold, evoluzione del "boilie mix" di comune utilizzo per tagliare ingredienti più pesanti e nutrienti come le farine grasse di pesce, ed impastate con uovo, aromi di sintesi, dolcificante e Minamino syrup, un integratore ad uso umano che contiene fegato liquido, amminoacidi liberi, minerali e vitamine.

Le prime versioni dell'esca venivano vendute surgelate e per questo motivo l'azienda forniva ai negozi il caratteristico frigorifero dedicato, in un secondo momento, verso la fine degli anni '90, vennero invece stabilizzate con conservanti alimentari, asciugate ed imbustate con notevole risparmio di risorse, riuscendo ad essere distribuite con maggior capillarità.

 

1990: tempi moderni...

 

Gli anni '90 iniziarono con le notizie della cattura di enormi carpe in terra di Francia; fra tutte ricordiamo l'Ellis fish, una maestosa specchi che è entrata nella testa e nei sogni di tutti noi che abbiamo iniziato a praticare la tecnica in quegli anni!

Per merito sempre del proficuo Rod Hutchinson gli ingredienti e le boilie pronte (realizzate per lui da Richworth)arrivarono in europa, anche in Italia, e cominciò a diffondersi anche da noi questo potente movimento alieutico.

In genere si definisce il 1988 come anno "0" Italiano, grazie ad una famosa trasmissione televisiva dell'epoca e ad un video di pesca famigerato, realizzato con Duncan Kay, famoso pescatore inglese (per vedere il video clicca qui)

La tecnica fu poi diffusa da pionieri e scrittori come Massimo Mantovani e Giorgio Balboni.

Si diffuse infine a livello capillare grazie alla nascita dei club chiamati "Carpfishing club Italia" un movimento fondato a Grosseto nel 1993 da Ezio Steri e Roberto Ripamonti, articolista della rivista Pescare e recordman italiano di lancio tecnico. Ripamonti fondò inoltre la prima rivista specialistica italiana che trattava esclusivamente la nuova tecnica.

 

2000: il carpfishing 2.0

 

Con il nuovo millennio anche gli Italiani compresero appieno le potenzialità di questa tecnica che iniziò ad essere praticata nei grandi laghi lombardi e del centro Italia, permettendo la cattura di enormi esemplari che scatenarono un grande clamore mediatico e che divennero velocemente famose e desiderate grazie alla nascita di un nuovo e potente strumento di comunicazione : Il web!

Da questo momento in poi la crescita fu esponenziale e con essa anche i primi problemi fra carpisti.

Il marketing sconvolse per finalità economiche l'ideologia stessa della disciplina che in Italia non aveva radici così profonde come in Inghilterra. Inoltre la nostra penisola venne sconvolta dalla piaga del bracconaggio ittico industriale che in dieci anni ha impoverito, praticamente svuotandole, alcune delle acque più produttive, fra cui cito il meraviglioso canale circondariale di Ostellato che fu anche uno dei più famosi campi gara di quegli anni.

Adesso il movimento è spezzato fra chi frequenta acque gestite private alla ricerca di record sempre più mostruosi e innaturali e che insiste a combattere per le acque pubbliche cercando di riportare all'antico splendore alcuni spot famosi.

Io nel frattempo mi sono defilato all'apice della mia passione, dopo aver raggiunto e superato tutti gli obbiettivi che mi ero proposto.

Vorrei chiudere questo articolo con la speranza che il carpfishing, disciplina che ho immensamente amato, possa trovare il suo equilibrio cercando di mediare fra acque gestite in regola dove i pesci non siano mortificati e apprezzati solo per il peso specifico, ed acque libere protette e tutelate dove il cacciatore di carpe selvatico, possa ritrovare le gioie e gli stimoli dei magici anni '90.

Per ottenere questo, devono sparire i lagher, e la pesca professionale in acque interne!

e queste sono le due battaglie che TUTTI i pescasportivi dovrebbero combattere insieme.