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Preso per i capelli

PRESO PER I CAPELLI:

HAIR ALIGNER

di Stefano Forcolin

Quante volte mi sono trovato a ripensare all’importanza  rivestita dalla scoperta dell’hair rig…

 

UNA PAGINA DI STORIA è stata scritta ed io riesco a malapena  ad immaginare di quanta passione siano stati   investiti Lenny e Kevin per giungere a quella loro geniale intuizione… Il momento nel quale un capello veniva staccato dalla testa della figlia di Middleton,  così  narra la storia! Quanti anni di studi, di prove, il continuo, interminabile alternarsi  di successi e fallimenti, delle reali  necessità che  mutavano col passar del tempo. “Ci vuole un’esca che duri, che selezioni, dobbiamo indurirla…Facciamola bollire!” Ma poi, quanta fatica per piazzarla efficacemente sull’amo e  quanti pesci persi per colpa di quel tipo di innesco. Ed ecco che invece con un semplice insignificante capello si aprono nuovi orizzonti spianando definitivamente la strada ad una nuova frontiera che, a pieni voti, di li a poco si chiamerà carpfishing. Da quel giorno ogni pescatore con la voglia di pensare e  la propensione di votare il proprio tempo a questa causa, ha potuto portare il proprio contributo mirato ad ottimizzare questo specifico aspetto tecnico, la cui valenza va ben oltre a ciò che solo minimamente appare.

TEMPO DI OUTING

Personalmente credo di essere stato sempre molto “preso”  sotto questo profilo! Sono certo che non sia passato un solo giorno nel quale io non abbia rivolto almeno un pensiero a questo aspetto. I risultati della mia devozione mi hanno indubbiamente aiutato a crescere, ma devo onestamente ammettere che anch’io qualche volta mi sono perso in cervellotiche soluzioni, partorite più da teorie messe a punto a tavolino che basate su effettive prove pratiche, spinto più dall’entusiasmo di trovare una soluzione che potesse fare la differenza che da intuizioni geniali. La pura teoria molte volte mi si è rigirata contro a tal punto da diventare ingannevole anche per me stesso, portandomi  facilmente a  commettere degli sbagli. Questa riflessione era dovuta in quanto mi aiuta a far capire quanta sia la volontà di fare assoluta chiarezza su certi argomenti, in ultima analisi squisitamente teorici, dei quali un’ arte come la pesca non può fare senza. Le personali convinzioni come al solito troveranno un nutrito stuolo di adepti, ed un altrettanto fronte di appassionati che non condivideranno tali esperienze. L’effetto creato sarà quello di generare delle opinioni che a loro volta creeranno discussione e la discussione è uguale a scambio, scambio significa crescita e questo è l’unico traguardo ambizioso che in cuor mio sento di pormi, con la speranza di raggiungerlo. Indubbiamente di ciò beneficerà la nostra obiettività aumentando il nostro bagaglio tecnico.

CAPELLI RIBELLI!

Ogni qualvolta  mi sia capitato di perdere un pesce ho sempre indagato sforzandomi di appurarne le motivazioni, dopo aver fatto le debite considerazioni incentrate a scovare qualche personale errore in fase di combattimento. Ho sempre preso in  esame in modo critico il terminale in questione, rilevando in alta percentuale alcune anomalie di varia natura. Spesso la maggior parte dei problemi erano focalizzati proprio sull’hair rig, nella maggioranza dei casi tali deficienze venivano riscontrate in terminali usati più di una volta.

PARAMETRI FISSI

Il concetto teorico più diffuso e condiviso tiene conto di due parametri fissi, il primo è relativo al punto di uscita, mediamente compreso sulla tracciatura dell’asse compresa tra la punta e l’ardiglione dell’amo, il secondo tiene a far invece rispettare la posizione di uscita, posta al centro sulla “schiena” dell’amo. I controlli succitati rilevavano delle inesattezze riguardanti proprio questi due parametri, infatti riscontravo in molti casi la perdita di posizione di entrambe i punti fissi da parte del capello.

IL MATERIALE è IMPORTANTE

E’ utile premettere che quando parlo di capello mi rifaccio sempre alla vera natura dello stesso, ossia la morbidezza in primis. I materiali che vengono sottintesi per la sua costruzione sono di natura interdentale oppure in fibre hppe di esiguo libbraggio che abbiano come comune qualità quella di non snaturare il movimento dell’innesco in immersione.

IL LAVORO LOGORA

I sistemi in voga tra la maggior parte dei carpisti che conosco adottano, per il fissaggio dall’hair, delle soluzioni che vanno dal no-knot alle guaine al silicone, a quelle termo restringenti. La cura maniacale nella costruzione delle varie soluzioni non basta a risolvere da sola il problema, il vero tranello è insito proprio nell’usura dei nostri terminali, sottoposti ad un continuo logorio portato dall’acqua, dalla corrente stessa, da altre specie di pesci disturbanti, da precedenti catture, dal lancio, o durante i recuperi a vuoto. Questo a parer mio è il motivo per il quale si dice che siano proprio i terminali più semplici quelli che in fin dei conti funzionano meglio, infatti risulta facile pensare che su terminali complessi l’usura possa agire aggressivamente in tempi molto più brevi. Sarebbe sensato ed opportuno diventare fiscali cambiare terminale il più frequentemente possibile, ad ogni minimo dubbio. Ma davvero qualcuno tra noi è così?

C’è davvero qualche intransigente che viaggia con 50 terminali sempre pronti all’uso, ed è davvero pronto a cambiarli nel cuore della notte, quando un branco di grosse carpe è entrato finalmente in pastura? Ho dei dubbi… Io non ce la faccio!  Per questo motivo prima o poi ci ritroviamo tutti a piangere sul latte (Carpa) versato!

Sono riuscito a focalizzare uno dei punti deboli del hair-rig classico (no D-rig &co.) ed ho rilevato che il tallone d’Achille  è insito proprio nella perdita della posizione del punto di uscita. Questo capita puntualmente qualora il capello fosse stato bloccato solamente da una guaina in silicone o termo restringente (il tipo è indifferente). Questi tubetti hanno infatti il pregio di mantenere stabilmente il punto di uscita (tra punta-ardiglione, ricordate?) ma perdono clamorosamente di aderenza quando si tratta di posizione (schiena). Ma è mai possibile che il capello possa passare da destra a sinistra rispetto al gambo dell’amo e a volte anche attorcigliarvisi attorno facendo, in definitiva, il bello ed il cattivo tempo, senza che da parte nostra vi possa essere una qualsivoglia contromossa atta a determinarne un esito meno negativo? Con un minimo sforzo ci possiamo tutti rendere conto di quanto possa essere deleterio avere un hair fuori posto, magari attorcigliato lungo il gambo. Ci siamo mai chiesti di come, nel caso che la carpa, dopo aver preso l’esca dovesse risputarla (e lo fa molto spesso), il nostro amo  potrebbe uscire dalla bocca del pesce? Nella migliore delle ipotesi sarà eiettato in modo del tutto imprevedibile, in quanto la spinta ricevuta  verso l’esterno data dalla “soffiata” all’esca, sarà in grado di trascinare, tramite il capello attorcigliato lungo il gambo dell’amo, lo stesso in posizione non consona e poco prevedibile e nella maggior parte dei casi sfavorevole, arrivando addirittura ad annientare l’effetto dell’aligner, o di qualsiasi altro accorgimento atto a far si che l’amo “giri” in posizione di aggancio sicuro (labbro inferiore).

 

Nelle  esperienze passate vi è stato un periodo  nel quale era costume attorcigliare il capello attorno il gambo, soprattutto quando l’hair risultava troppo lungo. Di quei periodi ricordo soprattutto le “cocenti” slamature ad un metro dal  guadino e, quando andava bene, le allamate in punti critici (soprattutto sul labbro superiore), per non parlare delle delusioni derivate da quelle “sonore padelle”! Conosco pescatori dei quali ho stima e rispetto, adottare ancora oggi  questo sistema che ho anche visto fare bella mostra fotografato in una rivista del settore (?!). Io non lo adotterei neanche con la garanzia di non perdere più un pesce per il resto dei miei anni; non lo userei neppure se fossi pagato per doverlo fare!  Sono convinto che in alcune circostanze questi eventi lasciati con troppa facilità al fato, rappresentino il motivo principale in caso di perdita del pesce, incidente questo che poi, prontamente, releghiamo con la solita fretta tra le fatalità. Per i casi nei quali sia fatto uso del no-knot per fissare il capello, il problema potrà insorgere dopo un periodo non ben definito d’uso. Capita spesso di trovarsi con un hair “allungato”e sfilacciato,  inevitabilmente attorcigliato attorno al gambo dell’amo (quando va bene), oppure di accorgersi (quando ormai è tardi…) di avere il tubetto termo restringente slabbrato o inciso in maniera irreparabile. Nelle analoghe situazioni or ora descritte vi è l’impossibilità effettiva da parte del terminale di agire nel rispetto dei parametri meccanici per il quale è stato progettato. A mio parere la meccanica funzionale-costruttiva di un montaggio ha bisogno di un assoluto equilibrio geometrico tra piombo-terminale-amo-capello-esca. Per questo motivo la soluzione del line-aligner (inventato da Jim Gibbinson) è per me divenuta un irrinunciabile  particolare tecnico di assoluto spessore . Per motivi analoghi trovo che anche il capello debba preservare una posizione teorico-tecnica corretta. Per ovviare  (e non ho detto risolvere) i problemi per i quali abbiamo sin qui disquisito, potrebbe essere corretto inserire un accorgimento che ricalchi i passi di costruzioni simili al line aligner riadattati al capello (hair aligner). Nulla di complicato come la sequenza allegata (nella slide a fine articolo n.d.r.)potrà dimostrare, sarà solo basilare seguire i soliti parametri di base, facendo tesoro degli anni passati e contando su quelli futuri…