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Qualcosa non và...

QUALCOSA NON VA’…

Di Stefano Forcolin

Come è stato il vostro ultimo anno di pesca? Siete soddisfatti, oppure sono rimaste solo tante domande alle quali vi riesce difficile dare risposta? L’inverno serve anche a questo, a darsi delle risposte che riescano a farci ritrovare, alle porte della primavera, pieni di aspettative e motivazioni.

Che l’anno trascorso sia stato per il sottoscritto uno degli anni più difficili della mia vita, oramai è sicuro! Ho imparato a mie spese, che nella vita non si può essere sicuri mai di nulla e di nessuno… Nella nostra passione vale lo stesso concetto, anzi proprio quando ci crediamo sicuri e tranquilli su qualche nostra convinzione è la volta che questa debba esser rivoluzionata e spazzata via, con nostro grande stupore ed incredulità, lasciando dentro di noi solo un pieno di insicurezze e paure. Fortunatamente mi sono sempre riconosciuto una positiva reazione a questi sentimenti così terribilmente umani e fortemente destabilizzanti, e questo è sempre stato il forte incentivo per combattere la parte integralista e conservatrice presente in me, che è anche la responsabile di aver sempre frenato la mia voglia di vivere e la mia fantasia. Il paradosso è che per godere delle gioie della pesca (ma non solo) siamo costretti a superare guadi difficili che si snodano attraverso mille difficoltà, cadendo inevitabilmente, a volte, dentro al pozzo del dolore. Chiudo questo prologo, molto intimo ed introspettivo, condividendolo con voi lettori, perché credo che noi appassionati possiamo meglio di chiunque altro al mondo, condividere queste emozioni. Credo ed ho sempre creduto che la nostra grande passione sia lo specchio della vita e che serva fondamentalmente a ritrovare noi stessi ogni volta che ne abbiamo bisogno. Il 2011 è stato il mio 19° anno di attività nel carpfishing. In questi anni ho spesso perso il filo conduttore che mi teneva attaccato alla pesca della carpa. Mi sono ritrovato a chiedermi quali e se ci fossero ancora, gli stimoli per poter continuare. Le difficoltà della vita a volte ti mettono di fronte a delle scelte anche dolorose che di colpo ti cambiano le priorità. Le difficoltà sono però anche fonte di grande stimolo e cambiamento. Quello trascorso è stato davvero un anno disastroso! Le carpe sembravano sparite! Che cosa sarà mai successo? Ci sono cose che spesso sfuggono al nostro controllo. A volte siamo troppo distratti e quindi non osserviamo gli evidenti segnali di una situazione compromettente. In questo caso l’unica certezza deriva dallo spazio che possiamo concederci per un nostro errore che è, e deve essere sempre, uno spazio di crescita. Personalmente se sono giunto ai risultati che mi ero prefissato, è stato solo perché ho potuto prendermi il lusso di sbagliare molto. L’arte difficile da fare nostra, è proprio quella di imparare dai nostri errori. Quando siamo in grado di progredire con le nostre forze e solo con queste ottenere dei buoni risultati, avremo aperto la porta della vera felicità che ho scoperto, tra l’altro solo ultimamente, aprirsi esclusivamente da dentro. Ottenere risultati proficui per meriti altrui è sempre un metodo “bugiardo” e lentamente farà morire la nostra passione. Vi sono anche dei fattori che sono fuori dal nostro controllo e contro i quali nulla (o poco) possiamo. Primo su tutti il fattore meteo. Quest’anno le condizioni meteorologiche sono state davvero avverse, oltre che imprevedibili. Una delle frasi più scontate e prevedibili è che “non ci sono più le mezze stagioni!” Per ironia della sorte, nulla di più azzeccato con l’annata passata, almeno per la zona del Nord-Est italico. È iniziato tutto male sin dall’inizio dell’anno. Un Inverno mai troppo freddo, durante il quale qualche carpa era ancora disposta a nutrirsi, ma dove non vi è stata mai la voglia di rimanere troppe ore in fredda attesa, ha fatto si che le chance migliori, ossia la pesca invernale più remunerativa, non fossero comprese e sfruttate al meglio. Come si dice: ogni lasciata è persa! Colpevole di questi miei fallimenti invernali è uno dei miei ultimi amori di questi anni ossia la corsa. In quel periodo ci si prepara a Treviso Marathon, tanto a catturare carpe vi sarà la fiorita e tiepida Primavera (povero illuso). L’illusione di un inizio stagione generoso dura solo lo spazio di qualche tiepida giornata. La vista dell’erba che si colora di verde smeraldo, le gemme sbocciare, nei colori tenui della natura appena svegliata, risvegliano in me pulsioni che trattengo (ma non vorrei trattenere) a malapena. La voglia di stare sotto quel tiepido sole e respirare il profumo della vita nascente, sono sempre state le vibrazioni che smuovono in me i sentimenti più veri e che non sempre sono facili da portare a galla in ognuno di noi. È come se mi innamorassi per la prima volta… Sono fondamentalmente un sentimentalista, ma quando le temperature che stanno accumulando tepore gradualmente, crollano di colpo, girano anche a me! Perché questo è successo nella settimana di trasferta d’oltralpe, quando dai confortanti tepori primaverili siamo crollati in giornate che minacciavano neve! Nulla di peggio ad inizio stagione. In quei giorni non siamo mai andati oltre i 12°c, temperatura ostica, soprattutto ad inizio stagione. I Pesci anche se presenti sembravano ancora in una fase di blocco metabolico e non vi sono misture miracolose in grado di dare la “sveglia” a situazioni di stallo come queste. Nel contempo le uscite casalinghe sul fiume che frequento di solito, sono state minate da situazioni meteo contrastanti, anche in virtù del fatto riguardante l’andamento invernale. Si diceva infatti che l’Inverno trascorso è stato abbastanza mite, favorendo di fatto una seppur minima attività nelle carpe. Inverni del genere non sono mai forieri di altrettante prolifiche Primavere, specie quando il tempo si mette a fare i dispetti! Succede proprio che nella prima timida fase ascendente della curva delle temperature, una alta pressione africana, con un sole battente degno dell’estate più calda, fa subire un sobbalzo verso l’alto alle temperature dell’acqua che segnano un’impennata tale da cancellare di fatto le gradazioni più idonee ad un buon andamento della pesca (Nel fiume Sile dai 14 ai 17°c). Questi fatti si sono tramutati in frega anticipata, con zone di accoppiamento ancora non idonee e tante altre problematiche che riguardano direttamente il metabolismo e la natura dei pesci, stravolti da escursioni troppo repentine. Inoltre le carpe uscivano da un Inverno mai stato troppo duro e quindi non troppo provate e dimagrite per il freddo. Questo particolare è probante per riuscire a spiegare tanta defaiance primaverile. Le calure si sono fatte sentire per quasi tutta l’Estate e si sono protratte anche a ridosso del periodo autunnale. Nella mia seconda trasferta Austriaca ho avuto modo di confrontarmi con il mese di settembre dalle acque più calde in assoluto, da quando pratico il carpfishing. Acqua con temperature pari a 25°c che paragonate a quelle dello stesso periodo dei due anni precedenti erano almeno di 7°c superiori. Un evento incredibile. Il fondo che a causa delle alte temperature protratte per lungo periodo, aveva proliferato alghe in quantità abnorme, tanto che in certi momenti intere chiazze di tappeto erboso si staccavano venendo in superficie. Ho creduto che in quel momento il fondale fosse troppo inacidito per poter ospitare condizioni tali da permettere l’alimentazione da parte del pesce. Ma le carpe c’erano, si vedevano schiene a “v” rovesciata impresse sullo schermo dell’ecoscandaglio… Ma niente, di mangiare manco a parlarne! Tre pesci in una settimana dei quali scatti non è rimasto nulla, perché anche il PC aveva deciso che era ora di lasciarmi da solo! Poi ho avuto la conferma che quello che pensavo era vero: un amico ha catturato con uno “svolazzo” di pop-up lungo un metro! Segno evidente che i pesci c’erano ma preferivano nutrirsi lontani da un fondo sconvolto e drogato dalle alte temperature del periodo. Per contro però Il ritorno al fiume aveva il sapore della rivincita. Un vecchio posto conosciuto, che in Autunno mi aveva sempre elargito le più belle soddisfazioni stagionali, sarebbe stato lo scenario del trionfo…

L’acqua del fiume a fine settembre era ancora stabile a 18°c, perfetto per iniziare una campagna di pre-baiting di sicuro effetto. Non avevo però tenuto conto delle perturbazioni, nefaste portatrici di venti freddi e di molta, tantissima acqua! Dai 18°c l’acqua precipita nel giro di 36 ore a 13°c! Pesce scomparso! Boilies disintegrate, disperse! Tra me e me penso: “ma è mai possibile che in un anno si siano di fatto dileguate, se non disperse, le temperature consone ad un buon pescare?”. Quelle comprese tra i 14°c ed i 16°c. di fatto né in Primavera, né in Autunno ci sono mai state. Allora, mai come quest’anno è proprio vero che non ci sono più le mezze stagioni! Io che credevo fosse una banalità, io che credevo di aver capito tutto mi ritrovo, oggi ancora di più, a pensare che sia tutto sbagliato, che sia tutto da rifare!

E poi mi ritrovo da solo a chiudere la mia stagione con gli stimoli e la voglia del ragazzino che sono e sarò sempre….  

 

Qui il tempo si deforma a tal punto da prendere una piega tutta “umana”. Sono passate solo poche ore e già non mi ricordo più chi sono, quali siano i miei problemi, la faccia di mia moglie sull’uscio che mi butta dietro un “buona pesca”, dal tono sarcastico che …
Sento solo di essere quello che sono! Il mio obiettivo da sempre semplice e complicato, amplifica i miei sensi. Le prime ore vuote che passano in attesa della prima vitale conferma, modificano il mio umore ed un po’ mi imbruttisco, non vorrei, lo ammetto!
La cattura è importante, non posso nascondere questo materiale bisogno di possesso che ho! Sono solo un vecchio egoista, non vedo neppure il topolino che furtivo banchetta con le briciole del mio primo pasto serale.
E proprio quando le certezze raffreddano e scricchiolano sotto la pressione di questa nebbiolina gelida, che non la senti ma penetra dappertutto, proprio quando decido di muovermi a passi incerti verso un Mk2 grondante d’umido, proprio quando sotterro la parte di me che non vorrei, e cedo… Proprio adesso che il mio occhio brillante di riflessi tigrati, lascia il posto all’ occhio spento dalla giornata di fatiche…

È ORA! Che un occhio smeraldo si apra nel buio della sera, e lo squarcio di luce faccia brillare l’acciaio inossidabile e gli zaffiri sovrastanti e circostanti, vivide presenze... Ed una vibrazione, dal profondo del calore della tasca della tuta termica, nel modo più segreto ed intimo, mi dice che è iniziata la mia festa!
Sarà per sempre così!
MERAVIGLIOSO