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Non solo sassi

NOT ONLY STONES

 

Dopo una dura, cocente giornata di pesca il sole stanco si è finalmente nascosto. Ora è basso, dietro una nuvola bluastra che lascia  filtrare  parti frammentate ma ancora potenti e calde. Ad intervalli regolari i miei occhi si alzano in cerca di scie bianche che scrivono la breve storia del loro passaggio che sembra convergere in un unico punto, in un cielo mai così azzurro. La mia fortuna è proprio questa: quante volte ho avuto il tempo e la voglia di stare a guardare nel cielo, un tramonto.

Ne ho avuto il privilegio…

E ogni volta mi sorprendo di come questo sia per me un nuovo amore, il nuovo cullare del mio animo, che mi fa stare bene. Alle volte penso che non possa esserci al mondo qualcosa di più grande di quello che la natura sia capace di mettere in scena ogni giorno; ogni volta che mi sorprendo a guardare qualcosa di molto più grande di me! Sono persino contento che anche le mie amiche carpe abbiano capito il momento e si siano fermate a guardare. Di solito per loro questo è momento di cena! Oggi no. Che sia questo il  presagio di una notte insolita, magica e sorprendente?

Spesso l’apparente ripetitività delle cose tende a nasconderci particolari importanti e ci rende uomini insensibili, incapaci di cogliere le piccole diversità, quelle sfumature che invece sono proprio il bello della  vita. Dovremmo tutti quanti allenarci per esser pronti a metter nel guadino ogni più piccola variazione, ogni minimo cambio di direzione. Questo vale anche per la nostra passione: cosa sarebbe del carpfishing  letto asetticamente per quello che è? Un gran macello dove fanno bella mostra delle grandi bilance e interi mesi a pesca senza un wc! Per fortuna la nostra intelligenza ci fa comprendere l’importanza dell’esistenza di un’etica che tutti dobbiamo avere per ritenerci dei buoni carpisti. Questa, unita a leggi più moderne e , se serve, più severe, può aprire le porte al futuro di un carpfishing fiorente e lungimirante. Molti, soprattutto giovani stanno comprendendo  l’importanza di una profonda conoscenza del  variegato mondo della tecnica. Cosa sarebbe il nostro sport se si servisse di solo amo , filo e piombo? Quanto saremmo disposti a praticarlo senza stancarci? Io dico: quanto è bello avere conoscenze tali da esser in grado di  poter cambiare? Queste possibilità fanno si che il nostro attaccamento rimanga forte come rimarranno forti i risultati che l’applicazione e lo studio portano inevitabilmente con sé. Per questo dopo 17 anni di passione mi diverte ancora la ricerca, quella ricerca che possa cambiare lo stato delle cose.

Mi sono accorto che questo lavoro è simile ad un investimento a lungo termine, dove metti in saccoccia le tue scoperte per andarle a sfoderare nel momento del bisogno. Ho capito di quanto un’ampia gamma di  soluzioni possa essere come un magazzino pieno di provviste pronte ad essere attinte nel momento di crisi…Già! La crisi…É per questo che per me era inevitabile parlare di sassi. In verità, in articoli precedenti  ho accennato ai sassi in quanto zavorre da pesca, ma l’argomento è stato ultimamente ampliato da ulteriori stati di avanzamento che ho dovuto per forza di cose inserire in uno spazio appropriato per la sua importanza. Sicuro che in questo senso non farò certo la felicità di chi produce piombi, ma consapevole anche di poter contare su un limitato numero di pazzi pronti a sperimentare le mie stesse esperienze.

 

Perché il sasso?

 

Ho sempre e con convinzione asserito che il piombo, nel carpfishing, sia un male dovuto che, volenti o dolenti, dobbiamo  sopportare. Da questo concetto appare chiaro il mio indirizzo in tal senso, ossia se del piombo io non posso fare a meno, se non dopo l’auto-ferrata e se è vero che è meglio liberarsi di lui dopo l’aggancio dell’amo, va da sé che ogni qualvolta io possa attuare la strategia di piombo a perdere,  la debba attuare. L’etica però c’insegna il massimo rispetto per l’ambiente. Il piombo, in quanto materia tossica, inquina. Che fare?  Usare un piombo plastificato? Forse (e dico forse) più ecologico, sicuramente, con quel che costa un piombo, non troppo economico. Son due motivi validi, e siccome due indizi fanno una prova, il sasso entra a far parte di diritto del meraviglioso mondo del carpfishing! Per rendere più semplice e comprensibile  quanto andrò ad esprimere, condenserò l’estratto essenziale in quattro punti che riassumono la casistica di quando debba essere preso il considerazione l’uso di questo elemento naturale.

 

Pesca a lunga distanza

 

Spesso  ci troviamo a confrontarci con laghi di grandi dimensioni ed è abbastanza nella norma che, alle volte, il nostro raggio d’azione vada oltre la portata di lancio da terra. É il caso di quando depositiamo i nostri finali con l’uso di un natante. Tale pratica, da usare con moderazione e solo dove possa portare ad un effettivo beneficio, rende possibile a tutti gli effetti l’uso del sasso, opportunamente connesso e pronto a staccarsi dopo le prime fasi del combattimento. Questa strategia ci permette di combattere il pesce godendo dello sgravio  di dover tenere in tensione la lenza. L’assenza del piombo non permette al pesce di avere un fulcro sul quale fare forza per smuovere l’amo. Fattore consequenziale  a questo, la   lenza che viene meno al rischio di contatto dai taglienti pericoli del fondo, infatti troppo spesso è proprio la tensione della lenza madre, complici le asperità del lago, ad essere artefici di sonore rotture, anche per diametri sostenuti.

 

Pesca in luoghi ingombri 

 

Per luoghi ingombri, voglio fare una precisa fotografia che vede una situazione di porzioni d’acqua completamente invase da erbai (corridoi esclusi) oppure interamente tappezzate da canneti, giunchi o quant’altra vegetazione dal fusto verde e non troppo legnoso, comunque estirpabile. Escludo categoricamente da tali luoghi gli alberi caduti in acqua o manufatti di qualsiasi genere che di fatto impediscono una pesca fruttuosa ma soprattutto eticamente corretta. La pesca in questi luoghi deve essere bandita da noi stessi, dalla nostra etica di carpisti coscienziosi che si rendono conto del pericolo e del rischio nel rapporto sbilanciato che deriva dalle pesca in questi luoghi. L’adozione del sasso a perdere negli spot di cui accennavo in testa, rappresenta una eccellente risoluzione del problema. Beninteso che l’uso della barca (con annesso giubbetto di salvataggio) è consigliata per rendere il sistema funzionale. La posa dei terminali, ma soprattutto il recupero, andranno eseguiti dal natante senza mai forzare il pesce, se non quando a stretto contatto dello stesso. Le eventuali tensioni hanno effetto nefasto in quanto si trasformano in unico fattore di forza, del quale la carpa possa approfittare per liberarsi dall’uncino.

 

Pesca fuori portata dell’angolo convenzionale d’azione

 

Può capitare di trovarci in uno spot dove la porzione antistante non regali i frutti sperati. Andremo alla ricerca di fette d’acqua allargando il nostro angolo d’azione fino a scoprire che, spesso, l’unico spot che abbia possibilità di riuscita sia proprio sito sulla nostra sponda, ma inservibile per quando riguarda l’angolo di pesca. Anche in questo caso l’uso di un sasso non inferiore ai 300grammi completamente collassabile, ci permette una pesca fruttuosa e sicura, sfruttando anche sistemi divergenti che deviano la lenza di 90°.

 

Pesca in corrente con zavorre oltre i 300gr

 

Le grosse carpe di fiume amano la corrente. Molte volte per stare ancorati al fondo, sfidando correnti sostenute, siamo costretti all’uso di zavorre che superano i 250 grammi. In questi casi un combattimento con una carpa, sul quale terminale gravino almeno 200 grammi o più, di piombo che fatica a cadere, non è cosa ideale, in quanto il pesante fardello e le testate del pesce saranno complici della sua per altro frequente fuga.

 

Dove li trovo

 

Per comodità  possiamo trovare i sassi in qualsiasi centro edile. Costo contenuto, ottima vagliatura compresa tra i 250 e 350gr.,una grande opportunità è offerta dalla possibile scelta del tono del colore. É importante infatti non scegliere toni troppo chiari e comunque contrastanti con il colore predominante del fondale. La scelta è opzionale anche per ciò che riguarda la forma che è sempre da preferirsi non perfettamente rotonda, tanto da eliminare possibili rotolamenti.

 

Formula in-line

 

Una configurazione che ben si presta a lanci entro un range di 50mt, è quella in line. Ovviamente non esistono sassi già pronti a questo tipo di montaggio, ma con piccoli accorgimenti e poca spesa, li si può rendere tali. Con l’ausilio di una piccola mola a disco, sulla quale avremo montato un disco da taglio da pietre o marmo, eseguiremo un taglio longitudinale, profondo almeno un centimetro. Sul questa feritoia alloggeremo un pezzo di filo di ferro  da 2 mm di diametro, il quale sporgerà almeno 2 cm da ambo i lati e che verrà fissato con della colla bi- componente, epossidica, acquistabile presso i negozi di modellismo. Tramite gli appositi tubetti in gomma cone rubber e lead insert connetteremo il nostro leader, ottenendo così una zavorra che potrà essere apprezzabilmente lanciata e che potrà staccarsi ogni qualvolta i sussulti ricevuti siano da ritenersi tali da compromettere il buon fine dello strike.

Formula in deriva

 

Se nella forma in linea non esiste il rischio del groviglio, non si può affermare altrettanto per quanto riguarda il montaggio del sasso in deriva. Molti si saranno accorti di quanto sia in agguato il pericolo di groviglio durante il calo del terminale dalla barca, soprattutto se stiamo operando in acque profonde oltre i 4metri. A tal proposito durante una sessione austriaca il mio amico Tomasella ha studiato un particolare tipo di bracciolo che, oltre ad evitare i problemi derivati dal possibile groviglio, fluidifica molto anche l’effetto sulla presentazione del terminale, consentendo allo stesso di potersi distendere agevolmente sul fondo. Il bracciolo la quale costruzione è presentata nella sequenza fotografica, avrà come terminale un anello in elastico ricavato dal camere d’aria dei tubolari delle bici da corsa, oppure tagliando a rondelle le dita di guanti per lavori domestici in lattice. Le resistenze offerte da questi materiali sono perfette al nostro scopo che è quello di far staccare il sasso alla minima avvisaglia di pericolo.

 

In conclusione

 

 

La ricerca, gli sforzi, lo studio, i materiali, tutto ciò ha portato ad una mia evoluzione come pescatore. Questo scritto finisce qui e credetemi se vi dico che questi ingegni non si sono rivelati  insignificanti. No! Questi piccoli particolari si sono tradotti in carpe raccolte, curate, rilasciate! Questa è l’essenza…