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Lac Du Der

UN SOLO PENSIERO : DER…

 

 

E’ già passato un anno ma ogni volta che mi torna alla mente è sempre quella stessa piacevole sensazione, un’avventura difficile da dimenticare. E’ un mezzogiorno della fine di Giugno, quando ricevo una chiamata di Glauco : “vieni con me al Du Der” ? Un veloce brivido mi attraversa la schiena e la mia vista viene annebbiata da un flash dove posso intravedere quelle immense distese d’acqua ed alcune grosse carpe. Quando si parte?!! Passano circa 2 mesi, ricordo le lunghe telefonate, le intere giornate trascorse in mezzo ad esche, granaglie e terminali…Lavoro duro…Arriva il giorno prestabilito, è la fine d’Agosto , Glauco è a casa mia, il furgone è già strapieno di esche ed attrezzature, puntiamo la sveglia alle 05.00 , così avremo il tempo di percorrere i 1100 km con la calma necessaria ed essere puntuali all’appuntamento sul lago con il famoso Christian Finkelde . Sento Glauco che si rigira nel letto , si alza, va in bagno, si ricorica  ma continua a rigirarsi… “Glauco, sei sveglio”? Gli domando, lui risponde: “ prima dell’una non mi addormento mai”. Io ribatto: “cosa dici se…”. Ore 00.30 , il furgone varca il cancello di casa, direzione Francia , Lac Du Der Chanteqoc. Le ore passano veloci, tra inutili chiacchere tra pescatori ma anche qualche discorso serio, così la notte vola via senza che nessuno di noi abbia avuto voglia di chiudere occhio, ci diamo il cambio così il motore continua a girare . Alle 15.30 siamo sul lago, con le nostre Reflex che cominciano a “divorare” già i primi rullini. E’ meraviglioso , praticamente un mare! Glauco è già stato qui  alcuni anni fa con Balboni, Poli e Mantovani  (che team!!) ma la visione di questo grande bacino lo strega ulteriormente, lo vedo mentre, lontano, continua a scattare come in preda ad una crisi mistica. L’indomani alla buon’ora dobbiamo essere puntuali con il “teutonico” , lui ci svelerà i segreti del Du Der e ci insegnerà come affrontare positivamente un lago di tali proporzioni. Christian il lago lo conosce sin da quand’era bambino, lui lo sa dove potrà trovare le grosse carpe che lo popolano, il successo della sua pesca è incentrato proprio su di una loro perfetta localizzazione , la cattura avviene esclusivamente fuori dalle zone consuete dove ,di fatto è vietata la pesca notturna, quindi, in teoria, pescando solo di giorno. Le premesse erano alquanto allettanti , non poteva essere altrimenti quando si ha la possibilità di saltare a piè pari tutto il lungo percorso delle esperienze per “assorbire” solamente quelle positive che altri angler hanno fatto. Ma veniamo a noi e a quella notte che dovevamo assolutamente dedicare al riposo, così dopo una “paillard avec pomme de terre” e un bicchiere di Bordeaux issammo l’Apotheosis in un piccolo campeggio nella zona della “Cornee du Der” e abbandonammo i nostri corpi ad un sonno profondo.  Con Finkelde, il mattino seguente, iniziammo a pianificare la nostra sessione , rendendoci conto da subito che non sarebbe stato affatto facile, in quanto si trattava di un carpfishing mobile, di giorno a pesca, per ritrarre tutto la sera , dormendo nel bosco ,cambiando continuamente di posto se questo non si fosse dimostrato producente, in poche parole : come andare a lavorare, uno stress! Provammo a star dietro al “Tedesco” anche per amor di patria, ma lui solo camminando riusciva sempre a stare davanti a noi di almeno 10 mt. 25 anni campione di nuoto, un “terminator” Noi : Sulla quarantina ed i nostri  primi acciacchi ma  dentro tanta voglia di relax… Il mattino dopo salutammo Christian e la sua Kermesse…Quello non era il nostro modo di intendere il carpfishing. Ci precipitammo alla Maison du pecheurs presso la diga di Giffaumont ma l’ufficio permessi era chiuso fino alle 14.30, erano solo le 08.30 di un freddo e piovoso Lunedì mattina e mentre l’Italia intera tornava al lavoro dopo le ferie , noi ci sedevamo al bancone di un bar a bere latte bollente per riscaldare i nostri animi resi tristi alla vista di quel lago così grigio e del nostro tempo che inesorabilmente continuava a passare. Acquistammo una cartina per capire dove eventualmente sarebbe stato proficuo posizionarci , informati sulla direzione predominante dei venti , individuammo i settori che erano più esposti a questi agenti e incominciammo a pregare che in alcuni  di questi settori ci fosse una piazzola libera. Le nostre ansie furono placate quando alle 14.30 rividi tornare il sorriso sul volto del mio amico. Certamente non era il massimo in quanto scegliere fra tre delle trenta poste disponibili riduceva di molto le possibilità, ma tenendo conto di quello che fino a quel momento avevamo raccolto, c’era di che essere felici! Raggiungemmo la nostra posta , la numero 3 situata nella parte Nord del lago nella zona di Port de Nuissement e montato il campo iniziammo a scrutare l’acqua. S’era fatto tardi, le ultime lenze vennero tese senza pretese, rimandando al giorno dopo e ad una più accurata ricerca. Eravamo già felici così, in posta con le tende e tutte le nostre piccole comodità, seduti sulle sedie a guardare quel lago così maestoso ma con un’aria già molto più famigliare e vicina a noi. Anche quella notte passò lasciando dietro di se il ricordo del rumore di quei salti di grosse carpe che si agitavano in lontananza. La meticolosa ricerca di quel giorno portò alla luce alcuni spots molto interessanti nei quali la profondità variava dai 2.5 mt a 6 mt, il maltempo delle due giornate che seguirono fece il resto…Nelle restanti tre notti entrarono nel nostro guadino altrettanti pesci degni del nome di questo lago. Incuranti delle intemperie e incessanti nella nostra azione ci siamo resi conto dell’importanza di un valore unico come l’amicizia e soprattutto degli alti contenuti che il carpfishing può trasmettere a chi è sulle giuste frequenze. Ce ne siamo resi conto girando attorno al lago, scattando più di 800 diapositive e facendo la conoscenza di svariati team presenti, molti dei quali provenienti dalle più disparate parti d’Europa. Da tutti siamo stati contagiati dalla stessa febbre, in tutti i  “camp” abbiamo respirato un’atmosfera che trasmetteva benessere e spensieratezza, tornare alla realtà in Italia sarebbe stata l’ultima cosa da fare! Probabilmente queste cose sono così belle e intense proprio perché durano troppo poco , ma perché devono essere  distanti 1000 km e oltre un confine?? La realtà è sempre più vicina e ci sta chiamando; portiamo a casa tanto fango che nel frattempo si è attaccato dappertutto e che molte volte ci ha fatto cadere e sudare, portiamo a casa la gioia di due amici che assieme, e solo assieme hanno vinto una sfida, portiamo con noi nel cuore e nella mente la consapevolezza di essere stati bene davvero, questo è il DER…