
CARPFISHING INVERNALE
L’argomento pesca invernale merita un articolo a parte per il fascino e la complessità che la distinguono.
All’interno di ogni ambiente ci sono considerazioni specifiche da fare in funzione dell’approccio tecnico, in questo articolo raccoglierò delle indicazioni di carattere generale e degli efficaci spunti di riflessione, lasciandovi spazio alle domande per approfondire nello specifico (usate il modulo qui)
L’inverno è la stagione che segue il momento più proficuo per la pesca dei grossi esemplari (autunno), ovvero quel momento magico in cui l’acqua scende sotto la soglia dei 20°C per arrivare più o meno gradualmente (dipende ovviamente dagli ambienti e dai fattori metereologici contingenti) ai fatidici 10°C che rappresentano il punto di svolta!
Si definisce quindi carpfishing invernale la pesca che si svolge fra i 12 ed i 5°C, che di norma avviene nei mesi di novembre-febbraio.
Questo particolare periodo dell’anno è sempre stato il mio favorito perché estremo, poco frequentato e capace di dare soddisfazioni proporzionali allo sforzo fatto per raggiungere il successo.
Dopo una fase metabolica estremamente favorevole, rimangono in attività i pesi massimi del lago e del fiume, soggetti sempre pronti a sfruttare una risorsa alimentare se quest’ultima ha le caratteristiche giuste, ed è proprio questo il primo tema che voglio affrontare.
Le carpe più grosse sono specializzate nella ricerca del cibo con il miglior rapporto “costi-benefici”, ovvero l’alimento più nutriente presente. Sappiamo già che si parla, in linea di massima, di crostacei e molluschi, animaletti che nel periodo più freddo tengono a rimanere poco attivi e nascosti, facendo venir meno il sostentamento per i grossi pesci. Questa è una carta da giocare ai massimi livelli, perché proponendo palline con stimoli chimici che mimano il naturale, potremo stuzzicare corde sensoriali che il pesce ha molto attive in un momento in cui la ricerca è spasmodica. Un conto è presentare una boilie al gambero in mezzo ad un letto di gamberi naturali, ben altro conto è presentarla quando i crostacei in questione sono tutti nascosti in letargo! Questo è il modo giusto per ingannare subdolamente tutti quegli esemplari che normalmente “schifano” sospettosi le nostre insidie portandoci vincenti al traguardo del target fish!
Nelle Total baits suggerisco l’uso di una boilies al fegato perché questo particolare ingrediente stimola sotto molteplici piani alimentari, ma chi conosce l’argomento sa bene che la variante Krill-Liver è l’esca più adatta nei grandi laghi nel periodo invernale.
Total pure Liver
Total pure liver è una boilie che sfrutta uno dei più potenti attrattivi di sempre, creando una sinergia di gusto e di chimica irresistibile per le grosse carpe. Si tratta di un’esca che non sbaglia mai da usarsi in acque complicate come le cave oppure durante l’inverno per una pesca mirata di ricerca.
La base del mix ricalca quella utilizzata per altri progetti con un inserimento di farina di fegato di pollo deciso in termini di quantità.
Il mix:
• 30% semola di grano duro rimacinata
• 20% biscotto savoiardo micronizzato
• 20% pane tostato micronizzato
• 20% farina di fegato di pollo
• 10% WPC 80
Le boilies si rullano con 150 ml. di liquid liver (si può certamente usare la versione self made descritta nel precedente capitolo), 30 ml. di glicole propilenico e 5 gocce di acido butirrico.
Cottura a vapore per 8-10 minuti nel diametro di 20 millimetri e stabilizzazione con 5 grammi di acido ascorbico, 3 di propionato di calcio e 3 di sorbato di potassio, avendo cura di insacchettare dopo 48 ore di asciugatura. (GUARDA IL VIDEO DESCRITTIVO QUI)
Total krill Liver
Total Krill liver è un’evoluzione dell’esca precedente che vuole coniugare due dei più potenti stimoli organici in grado di attrarre le grosse carpe!
Il mix è davvero molto simile al precedente con l’aggiunta del gamberetto artico, appesantito per regolare il peso specifico finale dell’esca.
· 30% semola di grano duro rimacinata
· 20% farina di mais fine
· 20% biscotto savoiardo micronizzato
· 10% farina di fegato di pollo
· 10% farina di Krill
· 10% WPC 80
Per la parte liquida si sfrutta l’analoga sinergia con liquid Krill e liquid Liver dosati con 100 ml. di Krill e 50 ml. di fegato liquido, completando con 30 ml. di glicole propilenico e 6-7 uova medie.
Pallina eccezionale per la pesca nei grandi laghi, nelle grandi cave di ghiaia e nei canali dove i pesci si alimentano prevalentemente di crostacei. Questa variante è valida anche in acque molto fredde nel periodo invernale.(GUARDA IL VIDEO DESCRITTIVO QUI)
Si cuoce e stabilizza come la precedente.
La scarsità di cibo rappresenta quindi la leva che sfruttiamo per pescare a caccia del pesce, ed in quest’ottica dobbiamo quindi essere bravi a trovarlo in funzione degli spot più adatti, ricordando che determinati ambienti si “spengono” quando l’acqua scende sotto gli 8°C. Il grande lago, la cava di ghiaia e il fiume, restano gli hot spot prediletti dagli specialisti dell’inverno per motivi differenti che analizzeremo nei capitoli dedicati a questi ambienti.
Nel caso invece che si stia protraendo una pasturazione alimentando i pesci già dall’autunno, continueremo a sfruttare le potenzialità dello spot adattando la digeribilità dell’esca (si eliminano dal mix tutti gli ingredienti grassi e dalla parte liquida gli oli) e creando una parte liquida attrattiva più solubile, a causa della maggior densità dell’acqua fredda che rallenta l’uscita degli attrattivi.
Se le quantità di pastura fornite sono giuste, noteremo un fisiologico calo numerico delle catture, ma continueremo a prendere pesci e probabilmente la taglia media si alzerà. In questo modo lo spot resterà attivo fino al sopraggiungere del limite naturale per quell’ambiente.
La ricerca dei grossi esemplari con l’eco diventa un’arma fondamentale per lo specialista che deve tener conto dell’ossigenazione dell’acqua e del fatto che i pesci potrebbero stazionare più a fondo del normale, nei giri d’acqua o nelle buche protette dai grossi sbalzi termici. Il grande lago è un volano termico eccezionale ed è l’ambiente che, dopo il fiume, mantiene più a lungo le condizioni per fare grosse catture. Negli ultimi inverni che ho potuto seguire, dal 2018 ad oggi, le condizioni si sono mantenute eccellenti per tutto dicembre ed a volte per parte del mese di gennaio, così da realizzare enormi catture su grandi laghi come il Garda e tutti i morenici del nord Italia. Di contro, al centro, nei bacini vulcanici, le condizioni si sono mantenute come in un lunghissimo autunno con temperature mai scese sotto i 12°C garantendo sempre condizioni buone per la pesca (occhio ai venti freddi) ed una presenza di pesci giganti, non dimagriti, già ad inizio primavera!
Il riscaldamento globale, la piaga con cui tutti dobbiamo lottare al massimo delle nostre possibilità, sembrerebbe avere un effetto positivo sulla pesca invernale, quando ovviamente non influenza malamente l’apporto idrico riducendo ai livelli minimi i bacini a causa di prolungati momenti di siccità.
Tecnicamente in inverno non possiamo sbagliare “un colpo” e questo è il motivo per cui non conviene fare prove e test né di terminali, né di esche!
Tutto deve essere collaudato e di comprovata efficacia e l’attrezzatura dedicata a questa stagione non deve presentare lacune di alcun tipo. Con il freddo serve nylon morbido di ottima fattura che non si irrigidisca trasformandosi in una plastica fragile ed ingestibile. I mulinelli devono essere ben lubrificati con le frizioni a prova di inceppamento e di conseguenza gli avvisatori visivi e sonori non si devono inceppare causa ghiaccio. Per combattere il rischio di congelamento del filo nella bobina è sufficiente mettere uno straccio sopra le canne posizionate sul pod, all’altezza dei mulinelli, mentre per i sensori esistono spray siliconici che non permettono la formazione dei cristalli.
Le canne più adatte per l’uso in questa stagione sono dotate di anello apicale molto largo che difficilmente si può bloccare con il ghiaccio recuperando il filo.
D’inverno, in barca, si rischia di morire velocemente se si cade nell’acqua gelida! Il corpetto salvagente deve quindi essere dimensionato correttamente sul peso dell’abbigliamento tecnico e pesante utilizzato per combattere il freddo.
Un altro rischio mortale è rappresentato dal monossido di carbonio esalato da sistemi di riscaldamento non catalitici e collaudati per l’impiego in tenda. Per questo suggerisco di investire su di un riparo di qualità e su un eccelso sacco a pelo dove entrare parzialmente vestiti (per non provare lo shock termico dello sbalzo di temperatura). Il trucco di noi “vecchi” è rappresentato dalla borsa dell’acqua calda nelle sue versioni più tecniche da alta montagna. Questo accessorio inserito nel sacco letto garantisce di coricarsi sempre al caldo e di recuperare velocemente la temperatura ogni volta che si rientra nel bivvy. Per non far inumidire la tenda all’interno io usavo una lampada a candela, accessorio molto romantico che mi garantiva illuminazione (senza fiamma libera) e manteneva sempre sopra lo zero la temperatura interna della mia piccola tenda-ombrello.
La Nostra alimentazione da campo è fondamentale per il benessere psico fisico e vi ricordo che mantenere lo stomaco caldo è la prima regola per gestire la temperatura corporea. Il freddo esercita una disidratazione importante sui tessuti del corpo e, di conseguenza, l’apporto di liquidi deve essere adeguato.
Questa è la stagione perfetta per le zuppe di cereali e legumi che si trovano già pronte in brick e scatola, da scaldare direttamente in tenda e da consumare con abbondante parmigiano reggiano, una ricca fonte di proteine e grassi.