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La pesca in fiume seconda parte

La scelta di pescare nei punti di passaggio è una scelta matura, che scaturisce dal comprendere come la corrente muove e sposta il cibo naturalmente sul fondo del fiume, e dall’aver capito che le carpe sfruttano delle direttive privilegiate per spostarsi dalle e verso le aree di stazionamento.

 

Intercettare con una buona pasturazione significa avere la possibilità di prendere più pesci nella stessa sessione, e avere ottime possibilità di riuscita del combattimento, senza pericolo che la carpa se incagli in qualche ostacolo imprevisto.

Diventa fondamentale selezionare attentamente lo spot in modo da non sprecare pastura inutilmente o peggio gettare da mangiare dove il pesce non passa mai.

La nostra postazione ideale si trova nei pressi di aree di rifugio classiche, come grosse buche profonde, grandi alberi caduti in acqua oppure in prossimità delle aree di frega, come le anse, le morte ecc. (ovviamente questo consiglio è valido solo nella stagione adatta, ossia sul finire della primavera).

Cerchiamo di stare sulla sponda lambita dal vivo di corrente, poiché sarà molto più semplice controllare le calate se queste avvengono sotto i nostri piedi. Di fatto, questa scelta ci rende anche meno vulnerabili al principale problema della pesca in corrente, in altre parole i detriti, rami e altri tipi di disturbo portati dall’acqua, che rischiano di impigliarsi al filo disturbando la nostra azione.

Per contrastare l’azione poderosa della corrente, servono zavorre generose. Nel mio caso ho sempre usato dei sassi tondi da mezzo chilogrammo, legati alla linea madre con uno spezzone di filo da 0,20 mm. destinato a spezzarsi durante la ferrata del pesce, liberando la lenza madre da ogni impedimento.

La mancanza di peso aiuta a portare velocemente il pesce a galla, cosa fondamentale pescando su fondali di 4-5 metri, dove il peso della colonna d’acqua gioca a favore del nostro avversario durante il combattimento.

I terminali, piuttosto pesanti e lunghi, saranno costruiti in nailon di grosso diametro, non troppo rigido. Io ho sempre ritenuti ideali i nailon extrasupple dedicati alla pesca in mare col palamito, su cui ricavare delle asole di chiusura usando le crimp metalliche. Il mio favorito è il Crazy D rig di cui vi parlerò nella pillola che seguirà questa.

Le punte delle canne saranno parallele all’acqua o puntate verso di essa e non si utilizzeranno gli avvisatori visivi (swinger) poiché non vi possono essere partenze in calata e che il moto dell’acqua sui cimini, farebbe suonare costantemente gli avvisatori a causa del su-giù di quest’accessorio.

In questo tipo di situazione, due canne sono già tante, perché una si pone qualche metro a monte, mentre la seconda direttamente di fronte alla posta. In caso di cattura, conviene rilanciare immediatamente, magari preparando la terza canna già pronta per recare il minimo disturbo possibile e favorire le catture multiple.

La cattura appena compiuta, immediatamente fotografata, andrà rilasciata decisamente a valle dello spot, per non recare disturbo a eventuali altri pesci in prossimità della pastura.

Io ho sempre preferito pormi all’uscita di una leggera curva, dove la corrente va proprio a sbattere sulla sponda che abbiamo sotto i piedi, perché anche i pesci, quando si fanno trasportare negli spostamenti, sono costretti a transitare in prossimità della stessa.

Anche la nostra pasturazione, lanciata sufficientemente a monte dello spot, si depositerà fra i sassi e le ghiaie pulite di questa porzione di fondale.

Per capirsi, sul fiume Sile, dove la corrente è particolarmente sostenuta e dove pescavo su un fondale di 5 metri, lanciavo le mie insidie almeno 30 metri a monte dello spot di pesca.

La pasturazione preventiva sarà effettuata con grosse boilie molto nutrienti, realizzate con un mix piuttosto chiuso, per evitare che le esche stesse si slavino degli attiranti che contengono in tempi troppo brevi. Per appesantire il mix e chiudere la struttura, si può usare l’argilla o le terre di sòmmè da pastura, inserite nel mix in dosaggi fra il 10 e il 20%.

Altra soluzione efficace è intrappolare le boilie in grosse palle di method molto coeso, ricco di amidi e gelificanti, in modo da sciogliersi in maniera graduale, lasciando libere un po’ alla volta le palline inglobate.

Durante la pescata invece, utilizzavo esclusivamente method con tempi di scioglimento rapidi, gettato in grosse palle ancora più a monte, a creare una scia di micro particelle che finiva a sbattere sulla sponda, proprio in prossimità dei miei terminali. Per la pasturazione localizzata nei pressi dell’innesco, utilizzavo delle generose compresse di Pva piene di boilie sbriciolate grossolanamente.

Quest’approccio diretto richiede buone quantità di esca distribuite con regolarità almeno 2-3 volte a settimana. Personalmente cercavo di ottimizzare i tempi, data la lontananza dallo spot, pasturando molto pesantemente a fine pescata, prima di tornare a casa, per poi ripetere 2 giorni prima della successiva, in modo da fare un solo viaggio, oltre a quello necessario per andare sullo spot.

Nella prossima puntata parleremo delle mie esche per Piave e Sile…due boilie che hanno 20 anni di distanza fra loro!