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Fondo duro VS fondo molle

In tutte le pubblicazioni e video di carpfishing dedicati ai neofiti si esprime sempre il consiglio di cercare le porzioni di fondale duro per calare gli inneschi.

Questa considerazione è effettivamente utile e veritiera?

Come al solito la risposta è: “Dipende!”

In linea di massima, ritengo che questo consiglio sia ideale per chi non ha molta esperienza di pesca perché impedisce errori grossolani e permette l’uso di esche e terminali basilari, con buone possibilità di successo.

In realtà bisognerebbe approfondire il fatto che ci sono fondali melmosi anossici, putrefattivi e privi di vita, e altri dove la fanga è un ricettacolo di alimento naturale nel quale il pesce gradisce affondare il muso per aspirare tutti gli animaletti che popolano il benthos del fondo.

Da un punto di vista stagionale, molti laghi stratificano a causa delle alte temperature, creando una linea fisica detta di termoclino, che divide le acque ossigenate più superficiali, da quelle del fondale dove non vi è presenza di ossigeno disciolto e il materiale organico diventa facile preda dei batteri anaerobici che acidificano il tutto rendendo putrescente e inospitale la melma.

La profondità di questo fenomeno varia da bacino a bacino ed è decisamente influenzata dal rimescolamento dato dai venti che spesso soffiano poderosi in certi laghi a causa delle termiche di aria calda (laghi in genere famosi per sport d’acqua come wind e kite surf) oppure dalla presenza d’immissari che apportano acqua più fresca e in movimento.

Sul fondale anossico nessun pesce si nutre, ne può permanere a lungo sotto la linea di termoclino perché praticamente non riesce a respirare. Calare su questi fondali è decisamente una perdita di tempo e in questi frangesti specifici, la conoscenza dei fenomeni naturali che regolano la vita lacustre (studiati dalla Limnologia che è la scienza dei laghi) sono fondamentali anche per il successo della pescata.

Ci sono fondali estremamente acidi a causa del deposito di materiale organico inquinante in genere portato da fognature non filtrate o scarichi industriali poco controllati dove la vita diventa decisamente ostica per la maggior parte delle creature viventi, che presentano l’aggravante di “mimetizzare” o nascondere i segni attrattivi delle nostre esche, vanificando l’azione di pasturazione e di pesca. Di queste specifiche condizioni abbiamo parlato in una pillola precedente che trattava gli inneschi dedicati ai fondali acidi.

https://www.thebaitguru.it/2020/10/27/inneschi-per-fondo-acido-prima-parte/

Esistono poi situazioni assolutamente normali in cui il fondo è sano ma comunque molle e frequentato dalle carpe che “scavano” nel limo alla ricerca del loro nutrimento abituale. Sono quindi aree di alimentazione dove è intelligente calare un innesco a patto che questo abbia le qualità per poter essere interessante e individuabile per il pesce.

Quando si cala una boilie in mezzo al cibo comunemente consumato, quest’esca deve risultare particolarmente attrattiva o interessante per il pesce, che altrimenti preferisce continuare a mangiare ciò che già conosce e che non desta alcuna preoccupazione. Questo significa che la boilie deve essere fatta molto bene dal punto di vista attrattivo, oppure che si sta usando un innesco visivo, che stimoli la curiosità della carpa trasformando un assaggio incauto in una sicura allamata.

Queste esche e la pasturazione di contorno, devono essere sufficientemente bilanciate per non affondare troppo nella melma, altrimenti l’aggancio risulterebbe causale e spesso sull’esterno della bocca del ciprinide, con gravi rischi di perdere il pesce durante il combattimento. L’assetto neutro è quindi la chiave di volta per aver ragione di questo tipo di situazione.

Il fondale duro e pulito, situato possibilmente in prossimità delle aree alimentari o fangose, rappresenta il terreno ideale per il carpista principiante oppure la chiave vincente di una sessione di pesca che dura a lungo o quando si ha la possibilità di un’efficace pasturazione di condizionamento.

Sul fondo duro le carpe trovano ogni particella di nutrimento e anche le boilie più semplici…tipo semola e aroma… permettendoci quindi un’azione basilare a base di ready made e granaglie o pastura da fondo.

In questo caso la sorte ci regalerà l’agognata cattura se questa porzione si trova sulla rotta comunemente compiuta dalle grosse carpe per andare a mangiare nelle loro abituali aree nutritive.

Differente il caso in cui si pasturi per intercettare e abituare il pesce a un cibo inaspettato, comodo e sufficientemente nutritivo.

Questa è la pesca a me più cara, fatta di ricerca dello spot e di preparazione tecnica nel realizzare grosse quantità di esche nutritive.

Le aree dure di intercetto nel fiume, sono i fondi battuti dalla corrente, con ghiaia pulita, in prossimità di morte, anse, curve o aree ricche di ostacoli naturali. In Lago i plateau sulla corona o i cambi di fondale nei pressi delle anse erbose e i dirupi di sabbia e ghiaia in prossimità d’immissari di una certa importanza.

Il posizionamento di grosse boilie a elevata nutritività per tempi sufficientemente lunghi, abitua il pesce a nuove e inusuali aree alimentari che vengono visitate con una certa periodicità che dopo alcuni mesi si lega alla disponibilità di cibo e quindi a orari e momenti specifici adatti a massimizzare il risultato di pesca.

 

Il fatto che i pesci non si sostino in queste aree concorre alle catture multiple durante la sessione, eventualità più difficile da realizzare quando si pesca su aree di alimentazione naturale, perché la cattura di un pesce, mette in fuga gli altri esemplari che possono mantenere le distanze dall’area anche per molti giorni.