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La tecnica del carpfishing

La tecnica del Carpfishing nasce in Inghilterra a cavallo del 1960 e 1980, un ventennio che vide l’invenzione di un’esca specifica (la boilie) e del terminale adatto a insidiare nel miglior modo possibile le grosse carpe, sfruttando il loro particolare modo di alimentarsi (hair rig).

Diciamo che fu proprio la combinazione di questi due elementi a provocare il grande interesse in un numero sempre più vasto di appassionati, coinvolgendo di conseguenza anche le aziende del settore e i media del tempo che erano esclusivamente cartacei.

Si tratta in pratica di un’evoluzione della comune pesca a fondo (che si rivolge a una molteplicità di specie di pesci differenti), che ricerca un obiettivo specifico.

Il carpfishing è quindi una specializzazione dedicata a un unico tipo di pesce e questo rende il tutto molto intrigante ed esclusivo.

Perché proprio la carpa?

Sicuramente il motivo principale risiede nelle caratteristiche fisiche e ponderali di quest’animale che lo rendono uno dei pesci più grossi e resistenti che si possano trovare nelle acque dolci europee, con una diffusione capillare e una certa abbondanza. Credo sia facile intuire come un pesce che può agevolmente superare i 20 chilogrammi di peso possa entrare di diritto nei sogni di ogni pescatore!

E la resistenza cosa c’entra?

La possibilità di catturare e rilasciare senza danno lo stesso animale, magari più volte in una stagione, è parte integrante di quel meccanismo in grado di mitizzare alcuni pesci leggendari creando un grande coinvolgimento ed entusiasmo fra i pescatori.

L’essere umano sogna ciò che può vedere e le foto dei grossi esemplari sono certamente uno spunto perfetto per creare prima il desiderio e poi la voglia di provare a catturarli.

È emblematico il caso di “Ravioli”, la carpa più famosa al mondo, che venne catturata da Richard Walker nel 1952 e poi trasferita allo zoo di Londra dove visse fino agli anni ’70 e dove fu ribattezzata “Clarissa”, nome con cui è universalmente conosciuta. Questo pesce dal peso record di 44 libbre (record riferito ovviamente agli anni ’50), fu visto ed ammirato da centinaia di giovani e bimbi, poi divenuti pescatori proprio grazie a quell’incontro speciale.

Dobbiamo quindi capire che il “catch and release” (cattura e rilascia) è la base di questa meravigliosa disciplina e che è il motivo principale grazie al quale i nuovi pescatori possono sperare di catturare i grossi pesci che hanno visto nelle foto dei “vecchi”. Le carpe hanno una vita molto lunga ed è facile per loro superare i trent’anni anche in ambiti naturali selvaggi, raggiungendo pesi ragguardevoli già attorno ai 10-12 anni d’età. Un pesce oltre i 10 chilogrammi di peso non ha molti nemici naturali se non l’uomo ed è giusto dire che le principali cause di morte siano da imputare proprio alle nostre negligenze, al prelievo per scopi alimentari ed all’inquinamento. Con un minimo di attenzione e controllo da parte dei pescasportivi coscienziosi la specie può facilmente prosperare in tutte le acque della nostra penisola che sono adatte a produrre esemplari da record in grado di superare i 25 chilogrammi di peso. Chi ha avuto la fortuna di abbracciare un animale del genere per una foto ricordo sa perfettamente che genere di emozioni si provano e quanto sia difficile descriverle a parole. Si tratta di una gioia che vi auguro di provare al più presto e nel capitolo sull’etica del carpfishing vi spiegherò come maneggiare in sicurezza questi colossi. La tecnica di pesca è quindi un’elaborazione della classica a fondo con l’utilizzo di attrezzi ormai divenuti specifici e disponibili in decine di modelli per tutte le fasce di prezzo.

Ogni strumento ha il suo perché e questo rappresenta certamente la principale difficoltà per chi si approccia alla scelta non avendo ben chiaro che tipo di ambienti ed esigenze si troverà ad affrontare. Per questo motivo i prossimi capitoli tratteranno tutte le tematiche possibili, selezionando ovviamente ambienti e stili consoni per chi comincia, evitando tutte quelle possibilità che sono appannaggio di chi è già esperto e dotato di strumenti e strategie più evolute e costose. Parleremo quindi di terminali (abbiamo già colto come questa sia stata la vera rivoluzione legata all’esca), di attrezzi, di esche, di pasturazione e di ambienti in cui ricercare le carpe. Volevo quindi chiudere questo primo capitolo sulla tecnica con la mia personale definizione di carpfishing:

Il carpfishing è un’evoluzione della pesca a fondo che punta alla cattura di grossi esemplari di carpa. Per “grosso esemplare” s’intende il pesce di taglia maggiore fra quelli presenti nel piano d’acqua che stiamo affrontando. Al carpista non interessa prendere tante piccole carpe e punta al “target”, termine inglese che identifica il trofeo, in genere rappresentato dai pesci più vecchi, furbi e prestigiosi. Noi carpisti prestiamo la massima attenzione a questi preziosi animali perché gran parte della nostra soddisfazione deriva da catturarli più volte, monitorando nel tempo il loro benessere e la loro crescita e garantendo ad altri pescatori le stesse opportunità.


 


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