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Green fish mix story

 Lo sviluppo del green fish mix è stata la fase più eclatante del mio percorso di consulente per l’esca per diversi motivi. Innanzitutto è avvenuto nella momento di massimo splendore del self made Italiano, un periodo storico fra il 2008 ed il 2010 in cui il forum tematico Big Fish era al centro dell’attenzione mediatica con decine di interventi e discussioni quotidiane sul tema dello sviluppo dell’esca e migliaia di iscritti.

 L’azienda in quel periodo era al vertice del mercato nazionale per ciò che riguardava la vendita di ingredienti per il self e di miscele ready made e si stava sviluppando per il commercio on-line in tutta Europa.

 In questo clima di grande euforia, caratterizzato da una forte spinta interna alla ricerca di nuovi ingredienti tecnici, patrocinata da Fabio Boscolo, mi trovai ad avere una grande disponibilità di campionature di materie prime eccezionali e la possibilità di far sviluppare a fornitori terzi ciò di cui avevo bisogno.

 Praticamente ero un bambino curioso e il magazzino rappresentava la mia sala giochi dei sogni dove poter sperimentare e giocare al piccolo chimico in assoluta libertà.

 Forte di questi mezzi e con la voglia di portare sul mercato una novità eccezionale, decisi che era giunta l’ora di creare un super mix al pesce che avrebbe sconvolto i carpisti sia in termini sensoriali che come risultati in pesca.

 Il punto di partenza del progetto fu presto definito, volevo unire in un'unica miscela tutti gli ingredienti di provata efficacia in termini di attrazione verso la carpa, creando un costrutto caratterizzato dalla massima digeribilità e capace di uno scambio chimico in acqua eccezionale.

 Per la componente nutritiva non avevo dubbi sugli elementi caratterizzanti in quanto già mi ero confrontato negli anni con prodotti eccezionali il cui unico limite era rappresentato dall’elevato costo della materia prima, ma per le prove del green non avevo grossi limiti di budget.

 Il primo ingrediente selezionato fu la cozza dalle labbra verdi, un prodotto esclusivo della Nuova Zelanda nota per le sue qualità organolettiche ed attrattive fin dagli albori del carpfishing quando Nutrabaits la commercializzava in piccoli barattolini e ne consigliava un’integrazione nel mix di pochi grammi per kg., visto il prezzo proibitivo.

 Questo mollusco strepitoso viene allevato in maniera intensiva per sopperire ai fabbisogni dell’industria alimentare umana dove si utilizza come integratore in grado di rinforzare le cartilagini e dare vigore muscolare.

 

(Guarda un minivideo sul GLM, clicca qui)

(Oppure ascolta il podcast su Spotify)

 

 Esiste un commercio parallelo dedicato alla zootecnia che sfrutta gli scarti della prima scelta  per l’alimentazione degli animali da compagnia e  competizione (cani e cavalli in primis) sempre per i medesimi scopi.

 Ci sono pochi modi per risparmiare sull’ingrediente, uno di questi è l’acquisto diretto di sacchi di grandi dimensioni, oppure ricorrere a prodotti per cavalli e cani (in genere sotto forma di pellet o compresse) scegliendo sul mercato il marchio con il prezzo più abbordabile per poi micronizzare il tutto e trasformandolo in farina adatta alla formulazione di un mix.

 Il secondo ingrediente selezionato furono le alghe marine, nel caso specifico del mix in questione il Kelp, che rappresenta una fonte di nutrienti in grado di caratterizzare il sapore del mix anche in piccole dosi, apportando microelementi indispensabili al metabolismo del pesce e direttamente correlati alla digestione del cibo.

 Le microalghe azzurre, terza scelta della mia lista, rappresentano uno dei superfood che il pianeta mette a nostra disposizione e sono particolarmente interessanti per i nostri scopi grazie all’elevato contenuto di carotenoidi e proteine che le rendono decisamente adatte.

 Si deve a queste sostanze il colore verde intenso che caratterizza il mix e le boilie una volta cucinate, caratteristica questa non di secondaria importanza per una miscela costosa e ricca di stimoli chimici che deve essere quindi trovata dal pesce “a naso” e non con la vista, riuscendo così a sfuggire dalle attenzioni di molti opportunisti poco interessanti per i nostri scopi, che altrimenti devasterebbero la nostra pasturazione inficiando il risultato della pescata.

 La principale microalga utilizzata nel green fish mix è la spirulina, associata al Klamath che ne completa lo spettro nutritivo alla stregua degli integratore ad uso umano dove l’interazione fra le due è studiata e calibrata verificando effettivamente come il connubio sia migliorativo sull’utilizzo singolo.

 La farina di pesce doveva essere predigerita in quanto Il processo di idrolisi rende il tutto estremamente digeribile e perfettamente solubile in acqua, due caratteristiche certamente eccezionali.

 A completare il progetto, altri due ingredienti idrolizzati, il collagene e le proteine del siero, la miglior forma proteica utilizzabile per i nostri scopi, con valore biologico altissimo, spettro amminoacidico eccezionale e caratteristiche meccaniche tali da permettere alla boilie uno scambio con l’acqua funzionale che permetta all’esca uno scioglimento graduale ma continuo.

 La componente nutritiva del super mix era fatta!

  Adesso si trattava solo di calibrare i quantitativi trovando il miglior compromesso possibile fra costi e benefici.

 In questa fase dello sviluppo è fondamentale partire con le idee chiare sul fabbisogno nutrizionale del pesce e dosando a partire dal basso, incrementare gradualmente i dosaggi, fino a raggiungere i migliori risultati possibili.

 La componente nutritiva del Green è così distribuita:

 

   -15% farina di pesce idrolizzato ( oppure100 predigested+50 idrolizzato)

   -15% di proteine del siero del latte idrolizzate

   -10% di GLM

   -05% di collagene idrolizzato

   -05% di Kelp

   -05% di microalghe (3% spirulina e 2% Klamath)

 

 Le prime prove tecniche sulla componente nutritiva vennero fatte impastando la restante parte con semolino precotto e soia tostata in parti uguali. In termini di rullabilità i risultati erano buoni ed anche la meccanica in acqua era più che soddisfacente.

  Da questo punto di vista chi si accontenta può chiudere qui il discorso e trovarsi con un ottimo mix  fuori dagli schemi, ma io volevo a quel tempo creare qualche cosa di eccezionale

 Commissionai quindi all’azienda da cui acquistavamo i pastoncini, un biscotto realizzato con semolino soia e uovo che avesse  caratteristiche di solubilità elevate oltre alla capacità di amalgamare in fase di impasto il resto delle farine tecniche inserite.

 Questo ingrediente è replicabile in forma casalinga utilizzando il biscotto granulare per l’infanzia oppure micronizzando prodotti  dedicati ad essere sciolti nel latte del biberon, addizionando Q.B. di soia tostata e di farina di riso precotta.

 La componente strutturale prevedeva quindi 400 grammi del biscotto micronizzato, altrimenti sostituibile con:

 

   -20% di soia tostata

   -10% di farina di riso termotrattata

   -10% di biscotto granulare

 

 Giunti a questo punto mi rimaneva spazio per i probiotici e gli additivi complementari che migliorassero l’assorbimento dei nutrienti.

 Avrei quindi inserito il lievito probiotico attivo termoprotetto BioMos di Altech, un brevetto nato per l’industria mangimistica che permette ai lieviti di sopravvivere in numero sufficiente al processo di pellettizzazione che avviene fra 80 e 90°C cioè la temperatura massima raggiungibile per l’interno della boilie durante la cottura, a patto che quest’ultima sia svolta con criterio.

 Un altro additivo che volevo inserire era la silimarina, ricchissima di flavonoidi e fondamentale per il metabolismo epatico, un integratore molto utilizzato nel mondo del pet food di alta qualità.

  Per apportare questo nutriente utilizzai la polvere di cardo mariano, una pianta che ne contiene in buone quantità.

 La propoli in polvere è un altro integratore che considero molto valido  nelle formulazioni più complesse dove nulla è lasciato al caso.

 E per finire la vitamina C tanto cara anche a Fred Wilton che la usava in dosi elevate in tutte le sue miscele.

 La ricetta finale prevedeva quindi la seguente formulazione:

 

   -20% di soia tostata

   -15% di farina di pesce idrolizzata

   -15% di proteine del siero del latte idrolizzate

   -10% di GLM

   -10% di farina di riso termo trattata

   -10% di biscotto granulare solubile

   -05% di Kelp

   -05% di microalghe

   -05% di collagene idrolizzato

   -2,5% di vitamina C

   -1,5% di cardo mariano in polvere

   -0,5% di lievito BioMos

   -0,5% di Propoli polvere

 

 In conclusione si tratta di una miscela molto complessa, devastante in pesca dal costo decisamente importante e ricca di materie prime difficili da reperire per il self maker a meno di impiegare molto tempo e sacrifici in ricerca o unendo le forze per gestire quantitativi importanti.

 Per questi motivi non è un mix che mi sento di consigliare per la realizzazione self made in quanto questo è uno dei casi specifici in cui l’acquisto del prodotto già pronto comporta notevole risparmio di denaro e fatica.

 Lo studio della componente nutritiva, che copre più del 50% del risultato finale, può essere invece molto interessante e permettere, con gli opportuni accorgimenti già suggeriti in precedenza, di contenere i costi ed avere un’ottima base su cui lavorare per ottenere un fish mix che non si chiamerà “Green” ma che avrà comunque delle potenzialità molto interessanti e fuori dal comune.

 Per il Green fish sono state provate molte combinazioni aromatiche ma nessuna in particolare si è rivelata competitiva rispetto all’utilizzo del mix rollato puro solo con le uova.

 

 Questa è la soluzione che mi sento di consigliare, limitando l’introduzione di liquidi al solo impiego di poche gocce di olio essenziale di arancio per l’utilizzo in acqua ferma e di aglio per pescare in corrente.

Questa ricetta, come le altre di questa serie dedicata ai mixes commerciali e professionali (li trovi tutti cliccando qui),non è ovviamente economica da replicare e molti ingredienti risultano difficili da reperire.

Esiste però un sistema per semplificare il costrutto utilizzando un pastoncino tecnico prodotto dallo stesso consulente ornitologico che mi seguiva per gli sviluppi dei miei progetti. Questo pastoncino è prodotto dall'azienda italiana Happy bird e si tratta della pappa da imbecco per Diamanti, un birdfood molto tecnico e complesso che comprende una buona parte dei micro ingredienti citati.

 

(clicca qui per il link diretto al pastoncino  tecnico)

 

 

 Utilizzando questo pastone la ricetta può essere semplificata in questo modo:

  • 30% pastoncino per riproduzione Diamanti di Gould
  • 20% farina  di soia tostata
  • 15% predigerito di pesce
  • 10% wpc 80
  • 10% GLM
  • 10% KELP 
  • 05% spirulina

  Si ottiene comunque un fishmix HNV estremamente performante, che ricorderà ai nostalgici del Green le vecchie glorie di inizio nuovo millennio! (Ti piace il concetto di HNV? Qui trovi una ricetta moderna)

Nel frattempo lo stile dei carpisti si è evoluto verso approcci più tecnici e veloci e anche le ricette si sono adattate, per quanto il Green Fish Mix sia comunque un mix ideale anche in pescate veloci associato ad una base liquida spinta e reattiva come quella usata per le Total GLM di cui vi lascio il link:

(Vuoi una ricetta moderna Total GLM, clicca qui)

(Vuoi vedere la video ricetta con tutti i passaggi? clicca qui)

 

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