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Luna Fortuna

LUNA FORTUNA

Di Stefano Forcolin

La luna ha sempre rivestito un ruolo importante nella pesca.

Da sempre però la sua influenza è avvolta nel mistero.

Risposte empiriche che attingono nella magia e si perdono nella notte dei tempi.

Troppe opinioni spesso discordanti.

C’è, in tutto questo qualcosa che si possa spiegare?

 

Luna fortuna…

È la prima volta che mi succede di attingere a piene mani da un'altra fonte un titolo per un mio articolo.

È capitato, e capiterà ancora, dal momento in cui ho deciso di partecipare al forum di Big-Fish. (Punto d’incontro web fra appassionati chiuso nel 2010 n.d.r.)

Questo oramai succede immancabilmente, come un rito. Un lusso che mi concedo per gratificarmi dopo una dura giornata di lavoro.

Tutte le sere seguo le varie discussioni ed intervengo a quelle in cui mi sembra opportuno dare il mio contributo, trovo che questa opportunità sia il miglior carburante per chi come me vive dall’interno questa pesca scrivendo articoli per le riviste del settore.

Sono un pescatore di carpe, vivo con i carpisti, ne sento gli umori, seguo le loro imprese, mi interesso ai loro temi, mi sforzo per cercare di darmi e di dare risposte.

Tutto ciò mi mantiene attivo e così non c’è giorno che io non pensi alla mia passione!

Alcuni degli argomenti trattati sono di elevato spessore e mi capita frequentemente che alla lettura debba seguire una doverosa riflessione.

Può succedere anche di imbattersi in impressioni di appassionati che aprono porte su argomenti poco dibattuti, ma non per questo meno interessanti.

Ed una sera si parlava di luna…il nostro satellite che nel mondo ha sempre avuto un suo ruolo, anche se le teorie basate sull’influenza di questo corpo celeste trovano discrepanze tali da relegare l’argomento in uno stretto angolo di scienza, posto in bilico sul baratro della magia.

Quello che possiamo spiegare in maniera inopinabile è presto detto e risiede nel fatto che la luna gioca con la terra attraverso una serie di forze che trovano prova lampante ed inconfutabile nel fenomeno delle maree.

Personalmente trovo che il flusso delle maree sia determinante nel dettare tempi e modi dell’attività alimentare (e non solo) dei pesci che abitano fiumi e canali delle zone litorali, dove il fenomeno ha un elevato impatto e induce cambiamenti fisici notevoli.

Mentre l’esperienza pratica di pesca mi portava a credere che le nottate di luna piena fossero largamente improduttive.

Avevo pescato per molti anni le anguille nei fiumi della mia zona non soggetti (forse solo leggermente) al flusso di marea e mai una di queste era caduta durante una notte nella quale la luna riuscisse a creare delle ombre.

Tali esperienze vennero confermate anche praticando i primi periodi di carpfishing.

Ero sicuro che il chiaro di luna fosse controproducente per la pesca, almeno questo era quanto avevo potuto assodare.

Quando mi spostai a pescare nei canali prossimi al mare dovetti ricredermi in quanto mi capitò subito di soccombere a notti insonni completamente illuminate dalla luna, in balia di regine voraci ed instancabili.

Quelle notti di plenilunio coincidevano anche con il più grande sbalzo che la marea potesse compiere, arrivando persino a superare il metro di altezza tra bassa ed alta.

Fu abbastanza facile comprendere come in questi luoghi la luce riflessa dal nostro satellite non avesse un’influenza tale da modificare l’andamento della sessione, questo anche in virtù del fatto che l’impatto dovuto alla marea fosse indubbiamente il fattore predominante.

Quello che invece rimaneva avvolto in una nube di mistero erano le esperienze in acque di laghi e cave.

All’epoca pescavo in una grande cava poco profonda e ricca di alimento naturale; all’inizio, ovviamente, pescavo durante tutto il periodo della bella stagione, senza discriminazione per le varie fasi lunari.

Dopo alcune stagioni di esperienze avevo capito che lo scuro di luna era più adatto alle buone pescate, mentre quando la luna faceva capolino in tutto il suo magico chiarore si poteva quasi sicuramente presagire che la nottata si sarebbe conclusa con un nulla di fatto.

Non capivo quali fossero i fili che tenessero saldi questi rapporti, ma le casistiche che man mano aumentavano, non facevano altro che confermare le conclusioni precedenti.

Nulla però poteva fermare un pescatore impavido e voglioso come me, figuriamoci una luna sveglia in mezzo al cielo scuro!

Neanche quando decisi di affrontare il primo Inverno a pesca di carpe…

Contrariamente a quanto pensavo, il freddo e una grande luna accesa diventarono in breve un binomio vincente che portava queste situazioni invernali a divenire favorevoli per la cattura dei grossi ciprinidi, a tal punto che era divenuto abbastanza facile per me prevedere l’andamento della sessione tenendo conto anche di questi fattori che sembravano avere un peso significativo.

Quante volte mi sono chiesto perché!

Con gli anni e una continua ed attenta osservazione, credo di essere giunto a capire alcune cose.

Le avventure appena citate si svolgevano nello stesso ambiente poco profondo, con una buona presenza di cibo naturale.

Questa affermazione è basilare ed importante per comprendere il resto del concetto.

La cava poco profonda (max 3 mt) permette ai raggi lunari di infiltrarsi e di raggiungere il fondo mantenendo una certa luminosità. Tutta la fauna acquatica (carpe comprese) sono incentivate nel movimento a causa della presenza di luce.

O meglio, la luce lunare scatena un meccanismo che mette in moto una catena alimentare notturna. Il risultato dell’effetto del chiarore è facilmente riscontrabile anche in tutti gli invertebrati, molluschi e crostacei, i quali vengono colti da una sorta di frenesia, un aumento della loro attività motoria ed alimentare che li fa uscire dai loro gusci e dalle loro tane in una sorta di euforia collettiva dettata da una detonazione a livello metabolico, dai risvolti alimentari e spesso anche amorosi fondamentale in una stagione così avara di nutrienti.

Le nostre avversarie risentono in maniera consequenziale di questo fermento.

Tutto quel brulicare di vita notturna le eccita e le fa mettere in caccia di proteine nobili, proteine della carne. Il benessere è assicurato e il carpista è lì che aspetta ammirando uno spettacolo fatto di ombre che si muovono nell’acqua nera e di riflessi argentei che disegnano onde a cerchi concentrici. Le carpe ci sono e si muovono.

Poi tutto finisce… ma ci vuole pazienza…

Non è successo nulla, i pesci erano troppo presi da tutto quell’alimento uscito allo scoperto.

La sua abbondante pasturazione ed i suoi inneschi sono rimasti fermi, immobili, come se fossero stati appestati da chissà quale fetore. Le carpe non li hanno neppure sfiorati, snobbati a causa della manna della natura, offerta dalla luna. É questa la magia…

Poi nasce il nuovo sole ed in acqua tutto, per un momento, di nuovo si ferma. É l’alba dopo una notte di luna piena.

La rotella di un segnalatore sfrigola sui suoi perni auto lubrificanti! Sott’acqua non era rimasto quasi più nulla, solo le ultime esche gettate dal pescatore ed una carpa, la più lenta, la più grossa, ha preso una di quelle palline ed è caduta in fallo! La luce lunare quindi eccita l’attività alimentare delle carpe. In Inverno la luna piena è uno dei più preziosi alleati del carpista.

Le carpe intorpidite dal freddo sanno che durante le chiare notti hanno la possibilità di guadagnare con meno fatica un po’ di alimento prezioso e si mettono in movimento, ma di alimento a causa della rigida temperatura dell’acqua ne trovano poco.

Alle carpe non basta.

Il carpista è ancora lì, avvolto dalla sua tuta termica, i guanti a proteggere le mani ed un berretto mai troppo caldo. Ha sapientemente pasturato l’area con piccole palline molto digeribili ed attentamente additivate di sostanze naturali e di attrattiva ingannevole.

E i pesci, quelle poche e grosse carpe rimaste in attività, non hanno il tempo di mangiarne molte perché, una alla volta, la trazione di un amo agganciato bene al labbro inferiore, le toglierà anticipatamente da quella cena così gradita per portarle tra le braccia di quel carpista, che ora non sente più il freddo che c’è! Quindi chiaro di luna e alimento naturale sarebbero indissolubilmente legati da un magico sodalizio che spiegherebbe, con una certa logica, l’influenza della luce lunare nella pesca alla carpa e non solo.

A rafforzare questo concetto vi sarebbero pure lunghe sessioni di pesca in acque completamente prive (o quasi) di alimento naturale. In questi luoghi scarni dove i pesci sono molto magri perché denutriti, non vi è alcuna differenza nell’attività alimentare e gli animali rispondono (ovviamente) sempre con una certa prontezza e voracità a qualsiasi cosa commestibile buttata in acqua.

Questo a prescindere dalla posizione della luna.

Per tanti anni ho erroneamente pensato che questa magica luce riflessa avesse un potere inibitore che fosse in grado di “cristallizzare” le attività del pesce.

L’esperienza di pescatore invece mi ha insegnato ad osservare ogni fenomeno della natura e di metterlo in correlazione ad altri. Da carpista ho imparato tante cose.

Ho capito di quanta magia la nostra passione possa essere intrisa, ho compreso quante bugie mi son detto da solo e per questo, forse, mi chiedo ancora troppe cose.

Quanti punti di domanda correranno all’infinito senza trovare qualche punto fermo?

Non si possono sempre trovare solo risposte logiche in un libro…

É forse questo il bello della nostra pesca?

 

                                    Stefano Forcolin