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La preferita dal Mostro...

LA PREFERITA DAL MOSTRO

di Stefano Forcolin

 

Si può assaporare il gusto del successo prima che questo arrivi! Le vittorie possono nascere  dentro ad un  garage senz’auto, oppure in una  cantina nascosta. Nel carpfishing, come in qualsiasi altra disciplina,  passione,  esperienza e  forza sono le componenti essenziali del successo. La preparazione delle esche rappresenta un passo emotivo  importante in tutto questo…

 

Il carpfishing è una passione  fondamentalmente semplice. Non ci si deve fasciare troppo la testa per riuscire ad iniziare, avendo una buona probabilità  di potersi innamorare di questa disciplina. Questa è una cosa fondamentale. Con tutto quello che oggi abbiamo a disposizione non è difficile entrare dalla porta principale nel mondo del carpfishing. L’informazione è alla base di queste facilitazioni. Internet ha fatto compiere passi da gigante in tal senso, i forum in primis, dove appassionati e  tecnici specializzati sono disposti a condividere conoscenze costate loro anni di ricerche e studi. Anche dalle riviste specializzate possiamo tratte fonti inesauribili di spunti ed informazioni utili per i nostri scopi, inoltre la possibilità di reperire qualsiasi tipo di materiale  a costi oramai sempre più contenuti,  è un altro aspetto sul quale il carpfishing ha gettato le basi per una sua forte espansione. Per la verità, tutta questa informazione potrebbe infondere  nell’appassionato neofita un iniziale stato confusionale. Molti sono i consigli, ma anche i livelli delle teorie, ed i concetti, che risultano spesso anche contrastanti. Il consiglio per chi muove i primi passi è di capire quali sono le basi essenziali ed iniziare da quelle. L’importante è non perdere troppo tempo davanti ai monitor o tra le pagine delle riviste ed andare a pesca. La pratica unita alle prime, semplici nozioni di base è da sempre il miglior inizio, tuttavia seguire i consigli dei più vecchi è da sempre una buona regola considerato che, oltre ad avere maggiore esperienza, se sono da tempo sulla piazza con le loro facce e le loro firme, forse un motivo ci sarà.  Non bisogna scambiare però la semplicità di cui accennavo poc’anzi  con prevedibilità e scontatezza. Nulla è prevedibile, nulla è scontato, il carpfishing mette l’appassionato davanti ad un ventaglio pressoché infinito di variabili e a tanti suoi aspetti che creano inevitabilmente una sorta di casistica difficile da prevedere. Questo è il bello della nostra  pesca: tanti aspetti, tante situazioni, tante acque e tanti bei pesci da prendere…Uno dei punti fondamentali che in questi anni ho sempre e a torto un po’ sottovalutato, accontentandomi dei risultati che tuttavia andavo acquisendo, è stato forse quello delle esche da carpa, per la precisione le boilies. Nel corso della mia vita di carpista, ho preferito affinare gli aspetti riguardanti i terminali convinto che una buona presentazione, unita ad un alto potere auto ferrante delle montature, fossero le prime basi di tecnica, su cui poggiare tutto quanto il resto. Questo percorso seppur affascinante, mi ha anche impegnato pesantemente per molti anni, ed anche se oggi posso credere di avere acquisito qualche solida certezza, non posso certo affermare di essere arrivato ad una soluzione definitiva. Preso com’ero da questo segmento del carpfishing, ho sicuramente trascurato per anni l’importanza dello sviluppo di un’esca performante, convinto che le carpe comunque non fossero poi così dei palati fini…Per dirla tutta, all’inizio fui naturalmente incuriosito ed attratto dall’idea di poter confezionare da solo le mie boilies e non nego di averci provato con  piccole tavolette di rullaggio e una pistola estrusore da 300gr, per una produzione di quantitativi modici. 10 uova erano già un lavoro immane… Mia moglie era già sul piede di guerra per le varie “puzzette” che esalavano dalla cucina… Bruciai il primo frullatore per triturare quelle famose crocchette per cani! A parte questo, i risultati acquisiti non mi avevano per niente entusiasmato facendomi abbandonare di li a poco il tentativo. Erano anni nei quali era più facile trovare boilies già confezionate che farine(inizio anni ’90 n.d.r.). All’epoca provai  pure con i mix già pronti ma mi resi conto in breve che non era assolutamente conveniente, in quanto  siffatte esche  venivano a costare come ottime ready made. In un certo periodo mi addentrai fra mulini e farine, provando a fare qualcosa, senza convinzione e fiducia in me stesso... In breve abbandonai di nuovo e ricominciai ad acquistare esche già pronte di alta qualità, con le quali continuai ad ottenere, per anni, ottimi risultati. La fortuna che mi offre l’occasione per la svolta in tal senso, è stato l’ingresso a far parte del team Big-Fish. Questa opportunità mi portato a fare la conoscenza di persone che, al contrario di me, per anni avevano rincorso il sogno della boilies perfetta. Avevano ricercato materie prime,  collaudato assemblaggi, avevano in definitiva, gettato le basi per una nuova e ridente  realtà Italiana, nel mondo del self-made. Le sempre più strette frequentazioni con Tomasella, Minotto,e Boscolo, mi illuminarono circa la possibilità di diventare self maker, carpista a tutto tondo…Il mio ricordo più bello e significativo, lo custodisco gelosamente e lo porto sempre con me. Era appena sorta Big Fish e quell’estate avevamo pianificato con Glauco Grana un viaggio di pesca al Lac du Der, in Francia. Da parte mia avevo i primi mix, i primissimi aromi (fragola e scopex) con pepe nero e corn steep liquor, da collaudare e grazie a Boscolo ed ai consigli dell’impagabile Minotto, confezionai da solo le mie esche con mix Keltia e Red fish. Fu un lavoro lungo, le attrezzature erano quelle dei tempi andati, ma per la primissima volta in vita mia, grazie anche al periodo di ferie,  riuscii a prepararne un dignitoso quantitativo. I risultati nella pesca furono strabilianti, fu una settimana indimenticabile che mi segnò dentro per sempre e mi inoculò definitivamente la fiducia per le esche fatte in casa. Avevo avuto bisogno dei consigli e dell’esperienza di persone preparate, generose, e disposte a condividere con me le loro scoperte. Avevo perso totalmente la diffidenza e la poca fiducia che in tutti quegli anni avevo accumulato. Fu una sensazione unica, che da allora si ripete sempre, ogni qualvolta scopro di avere azzeccato l’esca giusta. Quando il segnalatore prende a suonare e siamo totalmente chiusi in quel compartimento stagno, pieni di adrenalina, da dove difficilmente qualcuno o qualcosa potrebbe tirarci fuori, i nostri primi pensieri sono molto contrastanti! Timori e domande che si accalcano nelle prime concitate fasi. Poi un pensiero lucido sale su tutti e visualizziamo quella carpa che ha apprezzato e preso l’esca fatta con le nostre mani, pensata con la nostra testa. E’ una piacevole sensazione che appaga del lavoro svolto, ed è spesso gratificante quanto la cattura stessa. Quello che piace al self-maker  è anche e sopratutto la sensazione che ha  provato prima di questo seppur magico momento. Il profumo del successo era già stato assaporato al chiuso di in un garage senz’auto o dentro ad una buia cantina …Ma Che cos’è che dovrebbe spingerci al confezionamento delle nostre esche? I motivi potrebbero essere di varia natura. I primi,  strettamente tecnici e pratici, si rifanno all’esperienza in generale, dalla quale nasce la convinzione che un’esca fatta in casa in molte situazioni, quali lunghe pasturazioni e  posti pressati in primis, debba essere più performante di una ready-made. In questo contesto, però, mi sento di         dire senza alcun tema di smentita, che personalmente non esiterei ad usare una boilie già pronta, ovviamente di alta qualità, al posto di un’esca fatta in casa, dalle dubbie fattezze. Appurato questo,  la freschezza del prodotto potrebbe essere una predominante fondamentale, l’assenza di conservanti è spesso un valore aggiunto alla nostra esca. La varietà delle soluzioni offerte in fase di preparazione delle parti liquide sono un secondo punto a favore, in quanto possono giocare un ottimo e performante ruolo sulla differenziazione delle esche, che possono così risultare  delle gradite novità a pesci spesso assuefatti dalle solite aromatizzazioni. E’ chiaro che in questo contesto una fase preliminare di pasturazione è quantomeno sensata, quasi d’obbligo.  La possibilità di progettare uno specifico diametro per ogni possibile situazione è un punto a nostro favore che può fare davvero la differenza tenendo conto che esche preconfezionate di solito non superano i 24 mm di diametro, mentre può succedere di aver bisogno, in certi casi, di boilies di diametro anche superiore ai 30mm. La necessità di ottimizzare i costi è un aspetto sul quale  qualche ditta si sta dando davvero un gran da fare, investendo in ricerca e magazzino. Questa politica potrà portare sempre di più a produzioni ingenti qualitativamente superiori e facili di esca casalinga. Solo una oculata scelta delle materie prime porta però a completare un lavoro efficace; perdere tempo, per risparmiare qualche soldo con farine scadenti, non vale proprio la pena! Ma tutta questa esca serve proprio? Fatto salvo determinate situazioni, per esempio nella pesca invernale, posti ristretti, oppure acque dove non vi sia troppo disturbo di altri pesci (o anche la poca presenza di esemplari di carpa) vi sono invece certe condizioni, quali la piena stagione in grandi laghi o fiumi di alta portata, come anche nei canali con alta presenza di esemplari di taglia media, dove avere molta (ma soprattutto buona) esca a disposizione è un fattore determinante. Soprattutto per la possibilità di effettuare catture per taglia e numero, fuori della media. Va da sé che ingenti produzioni comprendano attrezzature e metodi di lavorazione e conservazione adeguati allo scopo. Il mio intento è quello di portarvi nella maniera più naturale e semplice  sulla buona strada, così come è successo a me, senza  paura di cose troppo complicate, cercando di essere essenziali e determinanti. Questo è l’auspicio per il prossimo futuro…Intanto mentre il vostro cannone plasma una materia dal profumo che a nessuno al mondo  potrebbe dare effetto eccitante (che invece a voi procura) e poi, piano, il filo tagliente del solco della tavola affonda soffice sul cilindro pastoso e vergine. Le braccia spingono e poi ritraggono. La magia è compiuta…Mentre vi chiedete già quale sarà, tra quelle pallette, la preferita dal mostro.

Un atto d’amore e di speranza.