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Castelli di sabbia

CASTELLI DI SABBIA

 

 

Di Stefano Forcolin

 

 

 

Ma che cosa sta succedendo? Come di consueto mi sono posizionato al solito posto dove in tutto questo tempo si sono succeduti moltissimi angler, e dove la sorte ha sempre elargito ad ognuno qualcosa di buono da portare con sé (molte fotografie ma anche qualche cappotto con il quale coprire le negligenze).

 

Il pesce, salvo periodi avari, mi ha sempre ripagato con una buona risposta ma oggi ho una strana sensazione, ho come il sentore di un triste presagio, temo che si sia rotto l’incantesimo…

 

Sono già trascorse un paio d’ore ed in questo lasso di tempo non ho potuto udire altro che un paio di singoli e “miseri” segnali dall’avvisatore. Ad intervalli cadenzati sento dei fragorosi rumori d’acqua mossa da corpi di pesci che immagino essere molto pesanti, provenire da lontano nella direzione che ritenevo più produttiva e dove ho teso le mie trappole.

 

Dall’interno di un bivvy dove sono seduto su di una comoda sedia da campo, scrutando l’acqua, ad un tratto il riflesso di una luna quasi piena illumina il corpo di una bellissima carpa che esce per intero dal suo elemento, uno dei miei inneschi è proprio sotto di lei!

 

Le pulsazioni aumentano all’improvviso e in gola si stringe il mio respiro eccitato…Mi avvicino alla batteria e rimango coi pensieri sospesi per non so quanto tempo… Sicuramente quello necessario ad anchilosarmi le gambe tanto che decido di raggiungere a fatica di nuovo la mia sedia! Qui l’incessante trascorrere del tempo alimenta l’inarrestabile onda che fa crollare i miei castelli di sabbia. Che il pesce mi abbia “fregato”? Che cos’è che può essere andato storto? Eppure ho fatto tutto con la massima cura ed attenzione, come al solito!

 

A queste mie domande cerco di dare risposta senza accorgermi di avere parzialmente già risposto. In effetti se il nostro approccio è stato simile a quello degli altri che il pesce è ormai abituato a subire, grazie agli innati poteri dei quali è stato conferito da madre natura, ha percepito una condizione di pericolo,  sicuramente ha inteso la nostra presenza! Vi siete mai chiesti come possa vivere la strana contraddizione data dal sentore di questa nostra minaccia, mista ad uno strano stato euforico inevitabilmente arrivato assieme all’ abbondante “nevicata di manna dal cielo della pastura” alla quale non può e non sa resistere? Molti esemplari nel momento topico della sessione, che a mio modesto avviso risiede proprio nelle primissime azioni che compiamo sui margini ma soprattutto dentro l’acqua, abbandonano regolarmente le zone interessate per ritornarvi solamente dopo aver avuto rassicuranti segnali sulla nostra avvenuta dipartita.

 

Probabilmente questi pesci sono facilmente catturabili durante l’arco della stessa sessione, in special modo se questa può durare dalle 24 alle 36 ore. Questo avviene perché certi errori basati sulla nostra incombente ed innaturale presenza (firmata ancora da rifiuti abbandonati, ragazzi non ci siamo proprio, che tristezza!!) vengono “perdonati” dal pesce che col passare delle ore riacquista un minimo di fiducia e timidamente entra di nuovo nelle zone calde, soprattutto approfittando dei favori delle tenebre che rendono la nostra presenza molto meno dinamica ed alquanto più discreta. Le carpe che invece preoccupano seriamente noi pescatori per il loro avanzato livello di diffidenza, unita ad una grande dose di furbizia, sono quei pesci che danno la sensazione di conoscere il copione a memoria e che spesso non reagiscono più con la fuga alle situazioni pericolose. Le motivazioni allarmanti non sono più rappresentate dal rumore di un motore elettrico, da un filo teso a mezz’acqua o da un rumoroso picchetto piantato sulla sponda, anzi proprio per questi pesci, quelli appena citati, sono gli inequivocabili segnali che stanno ad indicare che in quel sentiero, non distante, c’è una mina inesplosa, sin troppo facile! Questi esemplari sono il più delle volte i rappresentanti più vecchi e spesso più grossi del patrimonio ittico di quel corso o specchio d’acqua anche se in ogni luogo esistono alcune carpe di mole che non per questo si fanno tanto pregare per essere portare in secco. Anzi queste golosone si fanno fotografare molto spesso in atteggiamenti quantomeno compromettenti in compagnia di angler sempre diversi, tanto che ogni specchio d’acqua ospita una o più di queste putt…ehm! Carpe dai facili costumi.

 

Ma non siamo qui certo per parlare di pesci facili…Eravamo rimasti al punto in cui mi trovavo con i pesci sopra la pastura ma di fatto, al mattino, il mio guadino era asciutto. Che cosa potevo aver sbagliato? La risposta, la più facile, quella data dall’inesperienza, era quella che le carpe non mangiavano, tesi andata in frantumi mille volte, come mille sono le volte che ho ritrattato le mie convinzioni rischiando di fare anche la figura del pagliaccio ma sforzandomi di far prevalere sempre il mio personale buon senso, accantonando le inutili presunzioni senza false demagogie, con l’intelligenza che c’è nel ricredersi, sperando in una crescita. Le carpe ripulivano gli spots lasciando sguarniti i miei inneschi. Allora il pesce mangiava, eccome!

 

L’idea di ottimizzare e specializzare i montaggi riuscendo a tendere dei tranelli che potessero diminuire le problematiche d’espulsione dell’innesco da parte del pesce, portarono risultati confortanti. Tali tematiche, trattate approfonditamente negli articoli di tecnica, non bastavano da sole a risolvere il problema. Bisognava escogitare qualcosa di fortemente innovativo, che fosse realmente fuorviante ed in grado di mettere fuori tempo queste prede. Una delle strategie alternative da adottare, va di pari passo alle soluzioni anti espulsione. Infatti si potrebbe rivelare proficuo ferrare al primo segnale dell’avvisatore!

 

Normalmente, nessuno di noi ha il coraggio di ferrare se non nel bel mezzo dell’infinito   urlo del sensore elettronico! Se invece dopo i primi tre timidi bip il pesce fosse già in trappola, ed avesse intuito tutto? Di certo la nostra ferrata porterebbe alla cattura dello stesso, invece noi ci fermiamo, attendiamo tutti quella sonora e comoda partenza sulla quale è sin troppo facile ferrare! In quel momento il “nostro” pesce, sputa e se ne và. Ricordo che un grande pescatore, creatore dell’hair rig che risponde al nome di Kevin Maddocks, uno dei miei pochi miti della pesca a prescindere da ciò che oggi si dice sul suo conto, riferiva sul fatto di poter ferrare ai primi segnali dell’avvisatore.

Tattiche scaturite da un angler abituato a confrontarsi normalmente con i pesci Britannici, in assoluto le più sospettose carpe del pianeta, sulla cosa è quantomeno doveroso nutrire un sospetto…Il fatto di poter prendere il pesce per la gola e di potergli offrire qualcosa di buono e di nuovo che gli possa fare abbassare la guardia, non è cosa delle più facili, anche in considerazione del  fatto che in molti abbiamo capito della giusta impostazione con la quale armare le nostre lenze. Mi riferisco alla diversificazione delle esche che ognuno oramai è avvezzo adoperare, differenziando almeno tre tipi di innesco, per esempio: mais, tiger e boilies. Una cosa per me è certa: con i tempi che corrono è basilare orientare le nostre scelte basandole sulla massima qualità; stanno letteralmente tramontando i tempi nei quali una manciata di boilies di mediocre fattura giocavano con le carpe sul fattore sorpresa. Ormai, questo i carpisti lo sanno, solo lo spirito di sacrificio, la costanza e tanta dedizione danno i grandi risultati. Ottima qualità e pasturazioni costanti sono, mai come in questo momento, armi in mano ad un buon numero di angler che stanno dominando la scena con catture costanti ed importanti nei luoghi più difficili. Consigliare un innesco che possa fungere da sblocco dei freni inibitori della carpa, non è cosa semplice e dipende fortemente dal luogo che si affronta. Alle volte basta inserire un ingrediente qualitativamente superiore, oppure azzeccare una combinazione aromatica di particolare attrattività per rendersi conto di avere fatto centro. Sfogliate i numeri vecchi e nuovi delle riviste specializzate, troverete ciò del quale avete bisogno, stando tranquilli che sono sempre consigli spassionati di appassionati per gli appassionati. A proposito, avete mai provato a lasciare i terminali in posizione dopo la nottata? Credo di si, molti di noi li lasciano immobili sino a pomeriggio inoltrato, per poi provvedere alla sostituzione delle esche e alla conseguente “calata”, ovviamente prima del tramonto del sole, ovviamente! Perché con il buio è un casino! (a buon intenditor…) Provate a dare di buon mattino una “sana” rinfrescata di pastura sopra ogni innesco e rimanete nei pressi delle vostre canne, i risultati potrebbero stupirvi!