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Giorgio Balboni

ALL’ALBA DI UNA NUOVA ERA : CARPFISHING

GIORGIO BALBONI: CUORE E CERVELLO

 

Un’appassionante chiacchierata con uno dei “padri” del carpfishing Italiano.

 

 

E’ per me un grande premio quello di aver l’onore di poter presentare ai nostri amici lettori questo lavoro  del quale mi sono subito reso conto della difficoltà, in quanto poter parlare di una grande persona è si un privilegio, che però può nascondere qualche problema: farò il possibile per essere all’altezza . E’ molto diverso dover trattare un argomento che non sia di carattere tecnico, ma sia incentrato direttamente sulla persona, in un breve lasso di tempo ne devi saper cogliere i vari aspetti ed apprezzare le sfumature. Questo potrebbe accadere per uno qualunque, ma impossibile accada con un uomo che da solo vuol dire pesca alla carpa, uno che ha dato molto al nostro movimento, un nome : Giorgio Balboni. Questo signore ha l’onore di potersi fregiare del “titolo” di pioniere, lui , assieme a pochi altri, con i loro scritti, le loro prime difficoltose esperienze, al cervello, alla loro passione hanno insegnato il carpfishing a tutti noi. Io stesso mi sono avvicinato nel periodo in cui Giorgio ha prodotto quella notevole mole di lavori ed ho avuto la fortuna di poterne visionare una grande moltitudine e posso tranquillamente affermare senza tema di smentita che i suoi elaborati erano sempre un passo avanti tanto da poter essere ripubblicati ai giorni nostri senza temere nulla, in quanto Giorgio è nato carpista, nella sua terra si respira l’odore dell’acqua dei canali, quella nebbia delle giornate di Novembre non si toglie facilmente. In definitiva Balboni mi ha insegnato a pescare, i suoi lavori rimarranno per sempre gelosamente custoditi nella mia biblioteca , come per sempre custodirò la stima ed il rispetto per una persona che ha saputo dare il “LA”  ad un’ondata d’entusiasmo chiamato carpfishing, credo che il minimo che gli sia dovuto sia un sincero ringraziamento da parte di noi tutti :grazie Giorgio! Non ho mai avuto il piacere di conoscerlo di persona e quando il mio amico Sandro Minotto mi prospettò l’ipotesi di poterlo fare è stata per me una gioia incontenibile. Quante volte mi chiedo di come la mia passione riesca a risucchiarmi per intere giornate pur non spendendole direttamente a pesca, è proprio il caso di quella domenica di Gennaio che con Sandro e Fabio Boscolo ci mettemmo sulla via per andare da lui . Appena arrivati, ad accoglierci la moglie, vera padrona di casa ed ottima cuoca, in compagnia della figlia. Giorgio scese ed entrò: oddio! Pensai, questo è il mitico Giorgio Balboni , non nego che in quel momento feci fatica a contenere la mia emozione, Giorgio è una persona particolare , il suo carisma lo respiri subito , ti basta guardarlo negli occhi, quando poi ti parla con i suoi toni pacati , ti rendi conto che è proprio fuori dal comune! Assieme a Fabio e a Sandro avevamo preparato alcuni punti che ci avrebbe fatto piacere sviscerare con lui, quindi dopo i sentiti e alquanto sinceri convenevoli la nostra conversazione prese la piega voluta, d’altro canto con Balboni non poteva essere altrimenti, quando si parla di carpe è letteralmente un fiume in piena! Cominciammo con l’apprendere alcuni incredibili particolari sulla situazione della pesca alla carpa nella zona di Giorgio, condizione risalente al fiorente decennio ’74-85 e riguardante i canali e fiumi della zona padana quali Cavo Napoleonico, Po, includendo l’intera rete di canali  d’irrigazione , dove alle volte era davvero impossibile riuscire a svolgere un minimo d’azione , questo era dato esclusivamente dall’accanimento ed alla perseveranza con la quale i carpisti dell’epoca perseguivano i loro scopi. Per essere più espliciti e far capire effettivamente quale fosse la reale situazione, si pensi che per tutta la durata dell’inverno del 1983 all’imbocco del Cavo Napoleonico rimasero accesi per giorni e notti intere i fuochi ,a testimoniare la presenza dei pescatori intenti ad insidiare un grosso branco di carpe di tutte le misure che eccezionalmente sostavano lì in quel periodo. All’epoca non esistevano segnalatori d’abboccata e nemmeno i ripari ai quali siamo abituati ai nostri giorni, ma gli appassionati non desistevano e davvero stoicamente persistevano nell’azione. La boilie era ancora una sconosciuta, o forse qualcuno ne era già entrato in possesso ma sicuramente teneva per sé la scoperta, così il fenomeno rimase ancora nel cassetto per qualche tempo. Una nostra curiosità molto forte era data dal sapere come aveva fatto, uno come Giorgio Balboni, ad entrare in contatto con la tecnica del carpfishing; in effetti in quel periodo, molto poco riusciva ad entrare in Italia, ma Giorgio sempre attento a cogliere anche le sfumature più pallide, entrò in possesso di qualche opuscolo , per la verità indecifrabile, dal quale riuscì ad estrarre i primi rudimenti di tecnica sui quali poter costruire una base che consentisse di dare inizio alla crescita. Questa non riuscì del tutto una missione impossibile in quanto la mentalità di quei carpisti era già fortemente protesa in quella direzione, si pensi che già allora gli amanti della carpa usavano costruire una sorta di boilie-crumb eseguito con farine ricche di glutini amalgamate con acqua e poste a bollire in un sacchetto, il risultato veniva poi dimensionato nelle forme desiderate e poteva già sufficientemente fare fronte ad una condizione di pesca dove fossero presenti alcune delle forme di disturbo più consuete (es. piccoli pesci). In questa chiacchierata siamo anche entrati a conoscenza da dove probabilmente sia scoccata la scintilla che ha portato alla creazione a allo sviluppo di quel fenomeno poi chiamato boilie. Giorgio racconta che tutto nacque in alcuni allevamenti di carpe ornamentali (koi-carp) , dove ostinatamente si tentava di aumentare il potere di ovulazione delle grosse fattrici presenti. L’alimento individuato come idoneo allo scopo era rappresentato dalle uova di gallina, queste inserite nel semolino venivano proposte ai pesci, era inevitabile che la competizione che veniva a crearsi con un cibo così poco selettivo metteva in difficoltà i pesci più grossi, le fattrici appunto, per avvantaggiare i più giovani e veloci che puntualmente riuscivano ad aspirare tutto lasciando ben poco a chi arrivava dietro di loro. Il conseguente passo fu quello di far bollire lo stesso impasto in stampi abbastanza voluminosi tanto da rendere possibile l’ingestione solo agli esemplari di taglia. L’esperimento funzionò a meraviglia e di sicuro chi ha ottemperato a questa soluzione l’ha poi divulgata; da qui, alla boilie dei giorni nostri , il passo è breve…Curiosi ed assetati di sapere, abbiamo anche chiesto di come ha accolto Giorgio Balboni l’avvento dell’hair rig. Lui in tutta franchezza ha ammesso di aver adottato questa innovazione con non poco scetticismo, d’altro canto non era mica semplice accettare il fatto che la nostra esca dovesse rimanere staccata di 2/3 centimetri dall’amo, noi, che eravamo abituati a nasconderlo. Dalla nostra c’era già la consapevolezza di quanta forza possa esercitare una carpa all’atto dell’aspirazione atta a cibarsi, di certo non avrebbe avuto problemi a risucchiare il nostro tranello. I miei dubbi furono subito dissipati alla prima seduta dove catturai un amur di 13kg e con stupore e soddisfazione scoprii che aveva l’amo conficcato almeno 10 centimetri all’interno della bocca, la conseguente cattura fu una specchi di 4 kg caduta su una macro boilie di 35mm….Capii che di problemi non ce ne sarebbero più stati…Nel frattempo è arrivato anche Carmelo  “l’amurologo” uno dei migliori amici di Giorgio e suo fedele compagno di pesca. In questo breve lasso di tempo Giorgio ci ha fatto capire di avere le idee chiare su come affrontare il carpfishing ai giorni nostri, dove raramente il carpista può essere ancora un “animale territoriale”. La pesca ai nostri giorni deve fare i conti con la pressione diffusa in maniera dilagante che ci obbliga oramai ad un’azione di localizzazione  rapida del pesce , richiedendo poi dalla nostra boilie il massimo in fatto di adescabilità, in questo Giorgio è sicuro che le ready made siano ineguagliabili. Le pasturazioni preventive sono un’ottima pratica solo se il luogo lo permette e sicuramente sono le strategie che permettono le maggiori prestazioni in fatto di cattura mirata di taluni esemplari molto difficili. Per questo tipo di approccio sarà indispensabile curare molto l’esca sotto il profilo nutrizionale, in modo che l’ animale venga gratificato sotto i possibili aspetti. In queste fasi l’uso di aromi non è del tutto remunerativo e Giorgio ne sconsiglia l’uso . E’ stato disarmante oltre che geniale il modo nel quale “lui” ha risposto al quesito che gli abbiamo posto riguardante il parametro in base al quale giudica “stomachevole” un’esca. Per  “stomachevole” intendo il sapore e l’odore con il quale una boilie riesce a saturare le papille gustative del pesce. Provate a mangiare una caramella alla menta , subito seguita da un panino al prosciutto, alla fine di certo vi chiederete che cosa c’era dentro al panino. Assaggiate ora una fragola, a questo punto basterà un morso del vostro panino per capire che è farcito con il solito prosciutto…Altra riflessione: quante caramelle alla menta avreste voglia di mangiare di seguito? E al latte?...A tal punto non potevamo più redimerci dal chiedergli  che cosa avrebbe fatto e che cosa avrebbe evitato di fare nella sua vita di carpista: “se fossi sicuro che mi fosse rimasto l’indole zingara e carpista di 15 anni fa , avrei evitato di creare problemi a mia moglie e alla mia famiglia, nel modo più semplice: evitando di prendere moglie!! Rifarei tutto quanto ,probabilmente in maniera più marcata. Oramai con Giorgio eravamo entrati nel personale , allora quale domanda più azzeccata; quella che tutti si pongono: Quali sono le motivazioni che ti hanno indotto ad uscire di scena? “Come spesso accade, è un susseguirsi di eventi che spingono una persona ad una scelta; prima di tutto il sopravanzare dell’età , un forte senso di responsabilità nei confronti della famiglia, un lavoro che era cambiato e con questo anche il tempo da dedicare al nuovo, ovviamente il tutto a scapito della passione la prima ad essere sacrificata in occasioni come questa. Con lui ci siamo intrattenuti fino a sera e le nostre chiacchere si sono aperte a 360° toccando svariati punti , con Giorgio sempre disponibile e concreto, forse però qualcosa che non mi ha convinto appieno c’è e mi sto riferendo ad una sua affermazione nella quale lui si dipinge attualmente un uomo “mezzo addormentato”, a tal proposito mi è venuto spontaneo pensare che anche i vulcani rimangono assopiti per alcuni periodi; Giorgio con la sua implacabile prontezza ha ribattuto: “speriamo in un buon risveglio”. Che tipo di messaggio può essere? Noi tutti speriamo in questo risveglio! Grazie Giorgio!