· 

Il cacciatore di carpe...seconda parte

10 MOSSE PER LE GROSSE

di Stefano Forcolin

 

Scopriamo quali sono le scelte e le strategie che vengono adottate dai migliori cacciatori di grosse carpe.

 

 Ho sempre tentato di dare rilievo ad una nuova formula atta a dipingere una diversa immagine del moderno pescatore di grosse carpe. La figura che l’immaginario comune disegnava era un po’ distorta e non rendeva giustizia a questa categoria di pescatori che alla fine non solo poi tanto diversi dal resto dei colleghi. La cosa importante è quella di non confondere lo specimen hunter moderno da un qualunque pescatore di grosse carpe, ossia quel pescatore il quale livello etico risulta essere sotto la media, che è ossessionato dalla loro cattura perdendo in questo modo di vista metodi, tempistiche e correttezza. Questi sono i casi nei quali queste persone perdono l’equilibrio attuando una sorta di accanimento che poco bene fa all’intero nostro movimento e alla nostra immagine di pescatori che amano le loro prede. Se conoscete qualcuno di questi personaggi, consigliategli di smettere! Come affermavo nel passato lavoro è stato facile accorgersi di quanto le risposte date al questionario spedito ai miei intervistati si assomigliassero molto.

 

Attrezzature

 

Ho doverosamente iniziato da quelli che sono gli attrezzi specialistici ed anche se non possiamo affermare che vi sia un’attrezzatura designata appositamente alla cattura delle carpe di mole, ci sono alcuni accorgimenti molto importanti che sono alla base del successo di una battuta. Sto alludendo alla robustezza delle suddette. Canne di almeno 3lb e grossi mulinelli ben carichi di un mix di treccia e nylon. Il connubio è doveroso per affrontare spazi aperti e correnti sostenute. Le bobine risultano cariche di un fondo cospicuo di treccia affondante di almeno 35lb, lasciando che la parte finale sia coperta da almeno 150 mt di nailon con un diametro minimo di 0.40 mm., lasciando libera opzione per il montaggio di uno snag-shock leader nel caso si peschi oltre qualche gradino, oppure in fondali con particolari problemi o disseminati di ostacoli taglienti quali cozze o rocce. Il coro unanime che si è levato e che riguarda il montaggio del nylon nella parte terminale, è dovuto al fatto che le canne potenti lavorano in maniera più armoniosa se accoppiate ad una lenza elastica e questo è decisivo soprattutto nelle ultime fasi concitate del combattimento, ossia quando quelle pericolose fughe, seguite da varie testate fuor d’acqua del pesce, saranno meglio ammortizzate da questo materiale. Una nota di rilievo è dedicata agli ami. Tra tutti, quelli preferiti dagli specimen sono ami a gambo medio, filo robusto, forma a schiena di maiale, difficili da togliere. La misura ideale, mai sottodimensionata, si aggira tra la misura di 1 e 2. Parlando di ami è consono aprire una parentesi su ciò che riguarda le montature. Molti pensano che possa esistere un montaggio in grado di spiazzare la carpa più grossa e smaliziata. Nulla di tutto questo! Fatto salvo il fattore robustezza che non deve mai essere messo in secondo piano, per il resto dovremo portare con noi le cose più semplici ed affidabili in grado di darci il più alto rendimento ed il minor numero di problemi in pesca. Capita spesso che in acque ferme l ’uso di un natante accessoriato di ecoscandaglio possa fare la differenza per la cattura sopra la media, a patto che si conosca bene il luogo e si sappia utilizzare al meglio lo strumento con settaggi specifici per ogni ambiente. Differente il discorso in acque correnti al cospetto delle quali una corretta conoscenza del luogo, delle correnti, e delle loro magiche rotte sommerse, copre deficienze di carattere materiale (barca, eco).

 

Quando pescarle?

 

Tutti lo sanno: Il periodo migliore è quello canonico, ossia la primavera che vede l’uscita dal freddo ed il bisogno di recupero energetico, sovrapposto al raggruppamento delle prime carpe per la frega (inizio che deve coincidere con la nostra resa) conseguente al fatto che l’acqua inizia a portarsi verso i 16, 18°C uscendo dai rigori invernali. Di pari opportunità è pure la stagione autunnale compresa tra i primi aumenti di tasso d’ossigeno e le prime avvisaglie del rigor invernale imminente, è in questo momento magico alle soglie del generale inverno che si registrano le catture più grosse in assoluto. Possiamo affermare che le grosse carpe primaverili sono femmine gravide, mentre quelle di inizio inverno sono grasse al massimo del loro potenziale biologico.

 

Evitare il canneto!

 

Sembra una raccomandazione fuorviante ma questo è un dato emerso durante le sessioni passate pescando in zone a ridosso della vegetazione palustre. Il canneto offre riparo e nutrimento ai pesci più piccoli e sono questi che mediamente vengono catturati in questi luoghi, le grosse carpe non hanno bisogno di questo riparo e spesso ricercano cibo in zone aperte. Il discorso potrebbe ribaltarsi nel caso stessimo pescando in periodo vicino a quello riproduttivo dove troveremo anche le carpe di grossa mole molto vicine alle zone sopracitate.

 

Pastura si, pastura no?

 

Al quesito in questione la risposta data è a furor di popolo la stessa, ossia la pasturazione gioca un ruolo insostituibile nella cattura degli esemplari più grossi. Le carpe più vecchie sono anche quelle che abitano un settore con più sedentarietà. Questi esemplari sono soliti circolare all’interno di spazi molto ristretti e di norma sempre ben riforniti di alimento naturale. Si muovono solo in determinate circostanze climatico-ambientali, in primis soprattutto per motivi riproduttivi. È naturale pensare che, individuato quale sia il settore giusto, una fase di cibatura appropriata e precisa sia un tranello perfetto per far cadere quelle difese sempre alte presenti in quasi tutti gli esemplari di taglia.   Molto importante è improntare il giusto modulo di condizionamento, con i giusti quantitativi, le corrette tempistiche, dando un occhio di riguardo alla tipologia e non tralasciando mai la qualità. Se per quanto riguarda le quantità ed i tempi i parametri possono essere diversi ed i più svariati da luogo a luogo, argomento questo impossibile da affrontare in questo appuntamento, lo stesso non si può dire per il tipo di esca che possa risultare selettivo. Nulla di nuovo se si evince che la boilie è l’esca più adatta alla cattura delle carpe di grossa mole. Infatti l’uso di granaglie, sfarinati, pellets o quant’altro che ben si presta all’inizio della fase conoscitiva dell’esca, poco si sposa sul lungo termine con la nostra missione, infatti tutti gli specialisti sono portati ad usare solo ed esclusivamente boilies sia in fase di pasturazione preventiva, sia durante la fase di pesca.

La boilie perfetta

 

Anche se nessuno di loro è convinto circa la perfezione dell’esca e se pur consci di esser lontani dalla definizione della loro boilie, tutti hanno dato delle descrizioni che si assomigliano, tracciando in questo modo un profilo facile da disegnare, che fa apparire nitidamente i contorni di una boilie che risulta, dai fatti, esser selettiva. Innanzitutto nella misura, grandi e grosse. Una pallina per esser selettiva deve avere un buon diametro, minimo 24 mm, molto meglio se da 30mm. Anche l’innesco dovrà, ma non necessariamente (e questo dipenderà dalla precisa situazione di pesca), essere di tale misura, ma la cosa più importante è che in fase di pasturazione entrino in acqua esche dei diametri appena menzionati e, se possibile, ancora maggiori arrivando a lanciare una certa percentuale di esche del diametro di 35/40 mm. Un mio amico ogni sera, dopo cena, prepara 10/20 uova guardando un film con sua moglie rollando a mano palline del diametro anche di 50 mm!

 

L’importanza del mix

 

Un dato inconfutabile che farà pensare è quello che nessuno degli intervistati (tranne qualche caso) si affida a boilies già pronte. Questa è un’affermazione che per dover di cronaca devo emettere, anche se mi trova in controtendenza, in quanto personalmente ho avuto ottimi risultati a riguardo proprio con esche ready made, ops! Mi sono fatto prendere la mano! Non mi sono ricordato che io non sono uno specimen hunter! La composizione non è lasciata al caso e dallo studio incrociato delle risposte che ho a disposizione, scaturisce che la base mix è tenuta nella doverosa considerazione, con una giusta miscela di bird-food, farine vegetali derivati del latte e farine animali. Possiamo affermare che un bird -fish, ma anche un bird-liver, sono ottime basi all-round. La qualità dell’esca centra molto con la selettività, sembra quasi che le carpe più vecchie (quindi grosse) cedano alla tentazione più facilmente se stimolate con cibi ben equilibrati sotto il profilo nutrizionale, nonché digestivo. É di facile immaginazione capire che questo tipo di esemplari, molto diffidenti, attenti a non sprecare inutili energie in spostamenti spesso pericolosi, che bivaccano pigramente in zone già ricche di abbondante pascolo naturale, possano essere avvicinati solo con tipi di esca che possano competere con questo tipo di situazione.

Poco aroma e spettro amminoacidico perfetto

 

Una buona base mix deve abbinare una perfetta, oltre che collaudata, combinazione aromatica. Il dato che emerge dai questionari è che gli specimen hunter sembrano aver capito che alle grosse carpe non piacciono le dosi alte di aroma. Un dato valido da tenere in considerazione quando siamo all’opera si aggira attorno al 50% della dose raccomandata sull’etichetta della boccetta. Altro dato importante, oramai consolidato da tempo, riguarda il dolcificante, la quale presenza è sempre un valore aggiunto alla nostra esca. Quello che però sembra rendere veramente super la nostra esca per grosse carpe è l’inserimento degli aminoacidi (Carpamino, Minamino, e vari extract in primis). La composizione di questi cibi liquidi migliora notevolmente lo spettro dell’esca stessa, la rende molto più attrattiva nel modo più naturale, senza correre rischi di sovradosaggio.

 

Ma quante boilies?

 

Ci chiediamo spesso quale sia il quantitativo più adatto per affrontare una battuta di pesca alle grosse over, un dato che lascerà a molti un po’ di sbigottimento. Si può dire che un quantitativo medio nell’ordine di 8/10 kg di esca ogni 24 ore di pesca (stiamo parlando di acque vaste e fiumi di grande portata) sia il giusto quantitativo per sperare di raggiungere l’obiettivo.  Una pagante strategia sembra essere quella di spargere esca in maniera molto allargata, evitando sempre le concentrazioni. Ottimo e sempre pagante, risulta essere l’accompagnamento del terminale in accoppiata a grossi stringer, oppure retine, o sacchetti riempiti di boilies intere o ridotte in grossi pezzi. Questo è tutto, e sarà forse, per molti, la scoperta dell’acqua calda! Comunque il dato ha consentito di creare una casistica e farsi qualche chiara idea in proposito. Va da sé che, alla fine, quello che conta sono le sinergie interattive tra le cose che sappiamo. Quelle cose che sappiamo sono la nostra esperienza e se questo scritto non avrà mai la pretesa di fare l’esperienza di qualcuno, spero che possa far comprendere quanto sia servita l’esperienza altrui per comporlo…La sfida è aperta!