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I laghetti di campagna

I laghetti irrigui di campagna

 

Esorcizziamo la fase più acuta dell'inverno iniziando ad esplorare gli ambienti congeniali alle pescate primaverili. Ambienti che ora sono "spenti" ma che si risveglieranno quando l'acqua salirà oltre i 12°C.

Le esigenze irrigue dell’agricoltura vengono spesso soddisfatte da piccoli invasi presenti nelle campagne in zone a volte poco accessibili dalla viabilità ordinaria.

Piccole perle incastonate nel verde, inesplorate e ricche di vita, a volte abitate da poche carpe di taglia importante. Non sono infatti le dimensioni del bacino a far crescere i pesci, ma il rapporto fra cibo disponibile e il numero di esemplari presenti.

Per questo motivo esistono grandi laghi sovra popolati dove i ciprinidi soffrono di nanismo e piccoli “scrigni” che nascondono preziose sorprese. Questo fatto, unito all’unicità degli ambienti ed alla pace assoluta che si può godere, rende lo stagno di campagna un ambiente unico ed emozionale.

Si definiscono in genere scolmatori in quanto raccolgono essenzialmente acque piovane e sono mantenuti a livello da canalizzazioni artificiali che attingono a fiumi o canali anche molto distanti. Occupano depressioni del terreno pre esistenti e a volte amplificate scavando, per questo motivo le profondità non sono mai importanti e raramente superano i 2-3 metri.

Il fatto di recuperare l’acqua piovana che scorre nei campi fino a finire nella cava, determina la principale problematica pratica da affrontare: l’eccessiva eutrofizzazione delle acque.

L’azoto presente nei comuni fertilizzanti raggiunge l’acqua del bacino e nutre le alghe normalmente presenti aumentandone a dismisura la proliferazione, per questo motivo l’aspetto è sempre torbido e scuro, con un caratteristico colore verde classico degli stagni.

Da qui, a cascata, tutto un insieme di altri problemi, fra cui il riscaldamento dell’acqua che a causa del colore attira maggior irradiazione solare. Per ovviare al problema le piccole cave di campagna sono in genere contornate da un filare di alberi sulla riva (fra cui spiccano i salici) con lo scopo di ombreggiare le sponde e limitare il fenomeno.

È facile intuire come l’acqua divenga calda e anossica durante il periodo estivo innescando un’apatia deleteria per la pesca in tutti i pesci che vi abitano!

Questi animali sono quasi sempre stati immessi dall’uomo con scopi alimentari e per contenere la presenza di fastidiosi ditteri (le zanzare in primis) e altri insetti indesiderati. Viste le caratteristiche ambientali le specie preferite erano appunto le tinche e le carpe, oltre all’ormai scomparso pesce gatto nostrano.

Questi biotopi umidi vengono immediatamente colonizzati da anfibi che svolgono un importante ruolo alimentare per le grosse carpe (di cui parleremo più avanti).

L’ambiente è difficile, i pesci pochi, la sfida importante e questo rende il tutto molto più tecnico di quanto si potrebbe pensare.

Iniziamo con il definire i due momenti più difficili dell’anno che sono l’estate da quando la temperatura dell’acqua supera la soglia dei 25 gradi, e l’inverno quando si scende sotto gli 8°C. In questi frangenti diametralmente opposti conviene decisamente dirottare verso altre tipologie di spot perché qui diventa davvero molto duro catturare.

L’unica eccezione alla regola potrebbero essere le finestre alimentari estive che si aprono a seguito di eventi meteo molto importanti con abbondante apporto pluviale (diciamo oltre i 25 mm.) che possono determinare un repentino abbassamento di qualche grado della temperatura e ossigenare il laghetto.

 

Il metabolismo dei pesci in questi particolari periodi dell’anno è ridotto veramente ai minimi e per avere successo nella pesca conviene dedicarsi a tecniche differenti dal carp fishing, come la pesca al colpo con esche mobili e stimolanti tipo il bigattino, invece che insistere sul fondo.

Il fondo della cava è l’altro punto ambiguo da trattare perché difficilmente troveremo una situazione compatta e stabile e ci dovremo adattare a pescare sul fango, sperando che sia sano e non guasto e putrescente.

Il limo infatti può essere anossico e ospitare batteri anaerobici che sono responsabili di miasmi gassosi putridi e di un pH relativo davvero difficile da gestire. Valgono in questo caso i suggerimenti espressi nel capitolo precedente a questo e gli stessi approcci in termini di leggerezza dell’esca e di scarsa propensione ad assorbire gli odori del fondo.

A volte è pure presente uno strato filamentoso d’alghe che crea uno spessore impalpabile di diversi centimetri in cui la pastura può sprofondare, per tutti questi motivi ritengo superiori alcuni tipi di granaglia e legumi alle boilies sia per la pasturazione preventiva sia per l’innesco.

 

(Clicca qui per una ricetta di pastura idro attiva adatta al fondale puzzolente)

(Clicca qui per una ricetta di boilie adatta a fondali acidi e fermentati)

(Clicca qui per sapere TUTTO sulle tigernuts!)

 

 

Lo scopo del fioccato è appunto impastare delle palle di misura adeguata ad essere lanciate, sfruttando la coesione offerta dall’amido del prodotto.

Il mix di tiger, arachidi e granella di cui abbiamo la ricetta nel riquadro, andrebbe frullato fino ad ottenere una pasta densa che lega perfettamente il fioccato permettendo una compattezza ideale.

Questa palla si sfalda scendendo verso il fondo e poi si scioglie adagiandosi morbidamente sulla superficie e sul banco di alghe (se presente) creando una macchia impalpabile e attrattiva.

L’azione di pesca si svolge sopra questa area interessante lanciando un terminale morbido e lungo almeno 25 cm. armato di un piccolo amo del numero 6 innescato con una combinazione di tiger e arachide, con interposto pezzettino di schiuma galleggiante che renda neutro il peso dell’insieme.

Le dimensioni delle particelle usate e dell’esca non sono generose per aiutarci a vincere la diffidenza dei pochi animali presenti e permetterci di realizzare anche catture di pesci di media taglia e eventualmente tinche che sono fra le catture più inattese e piacevoli che si possano realizzare nello stagno.

La nostra attrezzatura sarà di conseguente adeguata ad un approccio classico e bucolico, con canne di potenza compresa fra 2 e 3 libbre max. ad azione morbida e caricate con nylon dello 0,35 mm. più che sufficiente a contrastare le prede, offrendo il massimo divertimento e sportività possibili. Catturare in questi ambienti è sinonimo di stile e capacità alieutica superiore, quindi la gratificazione del target fish si deve rapportare all’incanto del posto e alle sue caratteristiche.

Il carpfishing è una tecnica di selezione dedicata alla ricerca e cattura delle carpe più grosse, ma questo concetto ovviamente relativo va compreso con maturità. Ricordiamoci che il target inglese degli anni ’80 erano pesci da 40 libbre (circa 18 chilogrammi) ovvero i più grossi presenti nelle fisheries.

Per analogia un laghetto di campagna potrebbe offrire obbiettivi di peso medio/alto, di 15 e più kg. ed è a quelli che noi puntiamo. In parole povere: Ambire al pesce più grosso dell’ambiente che frequento, a prescindere dalla sua taglia effettiva!

Il periodo migliore per insidiare questi grandi ciprinidi è la primavera, momento di massima ricerca alimentare da parte dei pesci che si dedicano principalmente a trovare le larve nel benthos e le uova (o i girini) delle rane e dei rospi. Dicevamo ad inizio capitolo come questi anfibi fossero importanti per l’ecosistema in quanto la loro riproduzione avviene prima di quella delle carpe (in genere con le prime piogge di marzo) rendendo disponibile un ottimo alimento proteico rappresentato appunto dalle loro uova.

Questa abbondante presenza di cibo innesca un meccanismo metabolico di frenesia che spinge alla ricerca spasmodica.

 

(HNV moderna , una boilie strepitosa in primavera, leggi la ricetta)

 

In questa fase interveniamo noi offrendo una miscela zuccherina e grassa, che apporta nutrienti differenti da quelli normalmente assunti.

La ricerca va fatta in prossimità delle rive, nelle aree più libere dalla vegetazione, se possibile vicini alle radici del canneto (quando presente) sfruttando la relativa pulizia di inizio anno quando non si è ancora raggiunto il massimo sviluppo vegetale. Calate precise e assetto discreto ci permettono di rimanere in contatto visivo con il punto scelto osservando i movimenti dell’acqua e percependo la presenta del pesce che si alimenta grazie alle bollicine di risalita prodotte dalle aspirazioni e dallo smottamento del limo sul fondo.

Sono le così dette “grufolate” che non vanno fraintese con il normale liberarsi di bolle di gas fermentativo.  Il metro di misura ineccepibile è il fatto che si spostino e non siano sempre fisse nello stesso punto. La presenza di una forte tensione superficiale mantiene le bollicine visibili per molti minuti rendendo facile l’identificazione.

Questa cosa è ricca di fascino e rappresenta la vera peculiarità della pesca nello stagno che è fatta di silenzi e di osservazione che a volte sfrutta anche le piante ripariali sulle quali ci possiamo arrampicare per scorgere le ombre e sagome delle grosse carpe quando si muovono a fior d’acqua. A tal proposito vorrei citare il più famoso dei laghetti di campagna inglesi, Redmire Pool, dove venne catturata Clarissa, la carpa record a cui si deve la nascita della nostra amata tecnica. In questo stagno vennero girati numerosi documentari di pesca dove si introduceva il concetto dell’osservazione dagli alberi dei pesci che stazionavano fra gli erbai.

A tal proposito vorrei considerare uno stile del carp fishing moderno definito “stalking” che sfrutta spesso un approccio a galla molto valido quando si cercano a vista gli obbiettivi. Per questa tecnica s’utilizzano canne non più lunghe di 10 piedi che ci consentono di spostarci ed insinuarci fra gli arbusti presentando ovunque la nostra insidia. Una sola canna con un atteggiamento da “cacciatori” che offre emozioni paragonabili alla pesca a spinning.

Si offrono pellet galleggianti ed un innesco analogo posizionato su un terminale in nylon fluorocarbon lungo 30-40 cm. abbinato ad un buldo ad acqua, un galleggiante trasparente e poco visibile. Le migliori crocchette sono le super premium destinate ai cani e formulate con pesce e carne, molto appetibili e attrattive e acquistabili pronte a prezzi accettabili.

Sul finire dell’estate il fondale “gira”, un meccanismo che porta al distacco di intere zolle di fondo puzzolente che salgono in superficie riportando ossigenazione. Il fenomeno è enfatizzato dai temporali e dal vento che ci comunicano l’inizio di un altro periodo favorevole per la pesca nello stagno. Vale la stessa strategia spiegata per la primavera con la differenza che in questo momento anche le boilies tornano utili, privilegiando fishmeal mix leggeri o bird food nutty.

 

(Total nutty, perfetta in questi ambienti, leggi la ricetta)

(Total fish, altra scelta opportuna, leggi la ricetta)

 

Quando l’acqua scende sotto gli 8°C conviene interrompere le “ostilità”.

 

(VIDEO SUI LAGHETTI IRRIGUI DI CAMPAGNA, CLICCA QUI)

 

(Hai problemi con pesci gatto o tartarughe? Clicca qui per leggere come provare ad arginare il problema!)