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La pesca a grande profondità

CARPFISHING IN PROFONDITA'

" A quanti metri di profondità hai catturato la tua carpa degli abissi?"

Personalmente la mia cattura più profonda è stata una meravigliosa carpa a specchi di circa 18 kg. a 24 metri di profondità in una cava di ghiaia friulana.

Mi trovavo a perlustrare con l'eco, credo ad inizio autunno, un'ampia ansa dirimpetto alle opere di scavo (uno dei punti più fondi delle cave di ghiaia) e mi ritrovai incredulo segnali di banchi d'alghe e un paio di archi di pesce. Fortunatamente avevo sempre con me un ancoretta legata ad un piombo che usavo per eventuali recuperi di materiale e riuscii quindi ad agganciare le alghe, strappandole, per portarle in superficie. Mi accorsi che erano erbe vitali, fresche, con quel buon profumo di alghe che fa pensare ad un fondale vivo e ossigenato. Perchè non calare mi dissi?

Poi ho ricordo di innumerevoli catture in lago idroelettrico fra i 10 ed i 20 metri, anche li su fondali appena fuori da banchi di alghe brulicanti di lumachine a più di dieci metri di profondità.

La regola base della ricerca delle grosse carpe sui bassi fondali è la seguente:

 

Se c'è ossigeno c'è vita!

 

Si tratta quindi di individuare dei modi empirici per verificare l'effettiva presenza di pesce, oppure la possibilità che possa transitare in loco.

Vediamo nell'ordine come si possono raccogliere le info necessarie.

  • L'eco scandaglio individua archi di pesce in prossimità o poggiati sul fondo. Se siamo bravi ad interpretare il segnale e possiamo zoomare sui segnali è possibile capire se sono effettivamente sul fondo (probabili carpe o siluri) oppure staccati e rivolti verso la superficie (probabili lucci), così come potremmo distinguere branchi di piccoli pesci in prossimità di ostacoli. in ogni caso se c'è il pesce è certo che ci sia pure l'ossigeno e quindi possiamo pescare a quella profondità con relativa fiducia.
  • L'eco scandaglio individua banchi di alghe (in genere si trovano ancora fra i 15 e i 18 metri...oltre i 20 è raro), in questo caso posso recuperare (con ancorina e piombo come nell'esempio iniziale) un campione e vedere se sono alghe sane, oppure morenti o putride. nel primo caso c'è ossigeno e ci si può pescare.
  • Fondale pulito senza pesci, ma presenza di grossi ostacoli che potrebbero far sperare in tane profonde visitate da grosse carpe. In questo caso dovrei provare a recuperare un pò di fango del fondo. io mi ero fatto una sonda con un bicchiere d'acciaio che strusciavo e che, recuperato lentamente, mi riportava alcuni detriti. Se il fondo non puzza di marcio si può tentare...se è nero e putrido meglio di no.
  • Notizie certe di catture profonde...come dire, se ci prendono gli altri perchè mai non dovrei riuscirci pure io?
  • Infine individuazione del termoclino con l'eco. questo appare come una seconda linea di fondo molto leggera, poco definita posizionata a distanza dal fondo. Nel termoclino invernale, ovvero una stratificazione vicina al fondo si pesca...in quello estivo che invece è spostato verso superficie no, perchè il fondo è anossico...ovvero privo di ossigeno e estraneo alla vita.

Una volta presa la decisione di pescare oltre i 10 metri di profondità, bisogna intraprendere la giusta strategia di pasturazione ed usare esche e terminali corretti.

Penetrare 20 metri di colonna d'acqua non è facile e tutta la pastura semiliquida, leggera e corpuscolare non finirebbe MAI sul fondo nel punto in cui intendiamo pescare!

A queste quote si usano solo boilies pesanti e bisogna comunque capire come farle arrivare concentrate nei 10 metri quadri in cui intendiamo pescare.

Il vento, le correnti subacquee sempre presenti e la non perfetta rotondità delle esche sono tre motivi di "sfarfallamento" durante la discesa che possono spostare di molti metri la nostra azione fondamentale per il richiamo del pesce.

Nella mia decennale esperienza di pesca a grande profondità, maturata nelle dighe della mia terra, ho elaborato precise strategie per fare arrivare le mie preziose pallette esattamente dove volevo.

La prima strategia consiste nel mettere le boilies (in questo caso anche pellets molto pesanti o tiger nuts) dentro un sacchetto del pane di carta, cercando di togliere l'aria. A questo punto si lega saldamente il sacchetto ad una zavorra compatta da almeno un kg assicurata ad una robusta sagola in cordino della lunghezza necessaria. E quindi si cala velocemente il tutto (possiamo controllare sull'eco che l'ingombrante fardello arrivi intatto al fondo), una volta sul fondo strapperemo la fragile carta con due vigorosi strattoni depositando il contenuto in modo molto controllato e in un area ristretta.

Il sacchetto può essere rotto anche a 2-3 metri dal fondo garantendo maggior dispersione se serve.

In epoca non sospetta, quando la bombetta non esisteva, mi ero fatto fare dal fornitore di PVA di Big Fish, azienda per cui sviluppavo i prodotti, dei sacchetti extra large dove stavano almeno 300 grammi di boilies del 20. Era un PVA primordiale e si scioglieva lentamente...quindi potevo agganciare 4-5 sacchetti al mio piombo da kg (un affondatore da traina della Stonfo) e calare quindi sul fondo. poi aspettavo 5 minuti lo scioglimento e recuperavo la zavorra.

Realizzavo anche palle di pastura super compatte, grosse come un arancia, miste a ghiaia per essere molto pesanti e impastate anche con argilla per essere dure a sciogliersi. In genere usavo pastura Sensas 3000 gialla, tagliata con fiocco di mais e argilla e impastata con il liquid food con cui realizzavo le boilies.

Per calare il terminale così a fondo usavo un terminale ad elicottero realizzato con un piombo "Trilob" una classica forma a punta di lancia, da circa 160 grammi (Technipeche se non ricordo male) con un terminale in nylon dello 0,50 munito di D rig (e poi di crazy D rig CLICCA QUI PER VEDERE QUESTO TERMINALE), innescato con singola boilie de 24 e legato lungo la lenza madre con del filo di PVA per evitare che si ingarbugliasse o che facesse attrito durante la lunga discesa. Usavo questo piombo perchè si alzava molto velocemente dal fondo durante il recupero senza il pesce, evitando pericolosi incagli.

Mi resi presto conto che tale zavorra era deleteria durante un combattimento verticale da quelle profondità e la sostituii presto con sassi a perdere di granito dal grande peso specifico e compatti da circa 300 grammi.

(CLICCA QUI PER VEDERE I MONTAGGI DEI SASSI A PERDERE)

In genere li attaccavo con un anello di gomma ricavato tagliando una camera d'aria delle bici da corsa, collegandolo all'anello inferiore delle girella che chiudeva la montatura ad elicottero.

Per il resto stabilizzavo il terminale contro i garbugli legandolo sulla lenza madre con il filo in PVA . A tal proposito sperimentai pure l'uso delle clip specifiche per il surf casting che servono appunto a mantenere il terminale in parallelo con la trave madre impedendo, di fatto, l'attorcigliamento.

Con l'avvento di materiali sempre più sofisticati sostituii la girella di chiusura con un modello analogo da traina dotato di cuscinetto che permetteva al sasso di ruotare su se stesso nella discesa senza interessare in torsione la lenza risolvendo tutte le problematiche.

Nel caso di calate fra le alghe utilizzavo i sacchetti di PVA di generose dimensioni che mi ero fatto realizzare forandoli sul fondo in modo da far fuoriuscire la girella su cui legavo il sasso (che quindi rimaneva appeso fuori del sacchetto alla sua base) mantenendo all'interno il terminale innescato ed anche della pastura in genere rappresentata da boilies spezzate a metà. In pratica una grossa bombetta con la zavorra esterna...

Con questo espediente si riescono a penetrare le alghe mantenendo il rig pulito ed operativo, a tal proposito ci tengo a precisare che il terminale non deve essere troppo corto, altrimenti si rischia che il pesce che aspira l'esca senza poggiarsi al fondale non resti agganciato bene.

Inutile ribadire che le esche pop up fanno fatica a galleggiare più a fondo ci spingiamo, per questo motivo se decidete di usare questo tipo di stimolo dovrete selezionare le più leggere in commercio e non scendere sotto i 20 mm.

Sulle esche non mi soffermo troppo perchè ho le idee ed una statistica molto chiare di quali siano le scelte ottimali. Attrazione forte e naturale...quindi esche Total! E fra tutte, negli ambienti dedicati alla pesca  profondissima, Total Krill, Total Liver e Krill\liver . A quelle profondità si nutrono carpe abituate ai crostacei e le spiccate qualità attrattive del fegato la fanno da padrone.

(Total krill ricetta)

(Liver baits ricetta)

Come pasturazione vi consiglio di usare esclusivamente boilies, anche perchè non serviranno grosse quantità e con 3-500 grammi a canna si riesce a creare la giusta area di interesse poichè a queste profondità non si trova, in genere, disturbo di piccoli pesci.

Spero di avervi dato alcuni input interessanti per questo tipo di pesca che nei mesi invernali può regalare affascinanti sorprese.

Volevo chiudere ricordando che un pesce allamato così in profondità non deve essere "pompato" troppo velocemente in superficie perchè questo creerebbe un grande scompenso alla vescica natatoria. Una volta sollevata di qualche metro dal fondo, e allontanata da eventuali ostacoli, lasciatela sfogare e godetevi il combattimento più bello della vostra vita!

 

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